Fiume Sarno, comitati e territori si mobilitano: “Questo è il pentagono della morte”

Fiume Sarno, i comitati ed i territori preparano la manifestazione di domenica 29 ottobre. La “Rete a Difesa del Fiume Sarno”, infatti, ha organizzato a partire dalle 10.30, una serie di iniziative in tutti i Comuni ricadenti nel bacino idrografico del Sarno e nella fascia costiera Sorrentino-Vesuviana per sollecitare il disinquinamento del corso d’acqua e dei suoi affluenti.

“Nelle acque del Sarno – denunciano gli organizzatori – sono presenti composti pericolosi e tossici, sia di natura chimica che di natura urbana, come coliformi fecali. La presenza di scarichi industriali provenienti da aziende conciarie, agroalimentari ed altro, nonché la presenza di scarichi urbani non depurati, ne fanno, insieme con i suoi affluenti Solofrana e Cavaiola, un fiume ad alto rischio ambientale e per la salute dei cittadini”.

Ed ancora: “Secondo uno dei tanti studi effettuati nell’area per verificare la correlazione tra inquinamento e tumori – si legge in una nota – in quello dell’Università di Medicina di Salerno, del 2012, si confermava la prevalenza di malformazioni fisiche nei soggetti residenti, e si definiva il territorio del bacino come il ‘Pentagono della morte”’.  L’area comprende 39 comuni della provincia di Salerno, che si estendono nel bacino idrografico del Sarno. Dagli studi emerge un dato allarmante. Negli ultimi anni, la mortalità per cancro è fortemente aumentata, raggiungendo livelli molto più alti rispetto alla media italiana. L’inquinamento ambientale è causato dallo scarico di sostanze tossiche illegali, in particolare si registrano alte concentrazioni di policlorobifenili. La fascia più a rischio: donne incinte e bambini. Su 284 casi di malformazioni esaminati, la più alta prevalenza (53,8%) è stata registrata tra le donne che vivono in provincia di Salerno. Una percentuale inferiore è stata riscontrata per gli abitanti della provincia di Napoli (24,8%) e di Avellino (12.4%).

La Rete a Difesa del Fiume Sarno chiede, infine, ai sindaci e alla Regione ”di garantire alle nuove generazioni un corso d’acqua limpido, che rappresenti una ricchezza e non costituisca un problema”. Il ”ricco, pregiato, unico patrimonio storico ed enogastronomico locale deve poter continuare a dimostrare con le qualificate competenze ad esso legato tutta la sua qualità e la sua grandezza di condivisa opportunità di crescita e benessere collettivo”

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