Buscaino: “De Luca usa l’emergenza acqua per fare l’ennesimo spot alla gestione privata”

“De luca noncurante della democrazia, parla di ‘gestore privato che si aggiudicherà il servizio pubblico’. E dice che la gestione pubblica è ‘una bella poesia’. La gestione pubblica è democrazia perché chiesta dalla maggioranza assoluta degli elettori italiani. Forse per le proprietà transitive per De Luca la ‘democrazia’ è ‘una bella poesia’” inizia così la nota di Giuseppina Buscaino referente provinciale del comitato Acqua bene comune.

“La Corte costituzionale ha annullato per anticostituzionalità il ‘decreto Madia’ relativo alla Riforma della Pubblica Amministrazione che prevedeva la reintroduzione della remunerazione del capitale investito dal gestore privato cancellata dal secondo quesito referendario. Ebbene, il governo Renzi, ora governo Gentiloni, continua a spingere in favore della concentrazione territoriale privata delle imprese gestori dell’acqua come se la sentenza della Corte costituzionale non ci fosse stata, cancellando definitivamente il risultato referendario del 2011”.

“Su questa scia De Luca non perde occasione per usare l’emergenza delle reti che perdono acqua, per privatizzare. Adesso ha tolto la maschera ( mentre prima diceva di essere a favore dell’acqua pubblica) ed è uscito allo scoperto. Dice che non ci sono soldi e che il privato è una grande opportunità di apporto di capitali da parte di quest’ultimi per rendere più efficiente il servizio, per ristrutturare le reti e costruire gli impianti di depurazione. Inoltre, grazie al mercato e alla concorrenza, il tutto sarebbe stato più economico per i cittadini”.

“Che i soldi non ci sono non è vero perché le quattro grandi società multiutility quotate in borsa Iren, A2A, Acea ( si trova in Gesesa e Gori), Hera, tra il 2010 e il 2014 hanno distribuito oltre 2 miliardi di € di dividendi ai propri soci, addirittura oltre 150 mln di € in più degli utili prodotti nello stesso periodo in violazione del secondo quesito referendario”.

“De Luca dice che i soldi non ci sono ma i dati ci dicono in maniera palese che i soldi ci sono ma che non sono utilizzati per effettuare gli investimenti e garantire così un servizio essenziale, ma per remunerare gli azionisti (pubblici e privati), ossia il modello di gestione privatistico, secondo cui il costo totale del servizio idrico è interamente coperto dalla tariffa e l’affidamento viene fatto a soggetti privati ( come se non ci fosse mai stato il referendum del 2011), ha dimostrato il suo fallimento ( vedi GORI che è piena di debiti che fa pagare agli utenti)”

“E’ necessaria dunque una radicale inversione di tendenza rispetto a questo modello, che si può realizzare unicamente con la ripubblicizzazione del servizio idrico e un nuovo sistema di finanziamento, basato sulla leva tariffaria, sulla finanza pubblica e la fiscalità generale. Parte integrante di questo modello di gestione pubblica è la predisposizione di un Piano nazionale per la ristrutturazione delle reti idriche. Due ci sembrano le misure prioritarie che si possono assumere in tempi brevi, anche attraverso una strumentazione legislativa come il decreto legge, che contempli: la destinazione degli utili delle aziende che gestiscono il servizio idrico alla ristrutturazione delle reti idriche, sulla base del Piano nazionale ad esso dedicato; incentivi all’ammodernamento degli impianti di irrigazione in agricoltura (ad es. irrigazione a goccia) e all’utilizzo delle acque piovane; incentivi alla realizzazione di reti idriche duali ed all’installazione di dispositivi per il risparmio idrico nell’edilizia di servizio, residenziale e produttiva”. “Altro che bella poesia! La Democrazia è sacra e va rispettata!”

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