Patto con De Mita, Fierro attacca la De Simone

Patto con De Mita, Fierro attacca la De Simone
“Vedo che il caldo estivo, malgrado le correnti da nord lo abbiano mitigato, colpisce oltre che a Paternopoli anche a Scampitella”. Così Lucio Fierro, presidente dell’Alto Calore Patrimonio ed esponente dell’ala bassoliniana del Pd in merito alal vicenda del tesseramente di Grillo e alla dichiarazio…

Patto con De Mita, Fierro attacca la De Simone

“Vedo che il caldo estivo, malgrado le correnti da nord lo abbiano mitigato, colpisce oltre che a Paternopoli anche a Scampitella”. Così Lucio Fierro, presidente dell’Alto Calore Patrimonio ed esponente dell’ala bassoliniana del Pd in merito alal vicenda del tesseramente di Grillo e alla dichiarazioni su patti con De Mita rilasciate dalla De Simone. “Su Paternopoli e la sceneggiata della iscrizione a Beppe Grillo è stato già detto a sufficienza – dice – Il PD, tra gli elementi fondanti, purtroppo dovrà inserire anche la serietà quale requisito essenziale da richiedere a chi pretenda di parlare a suo nome. Pensavo che dopo il dato delle provinciali in quel comune, avremmo avuto un necessario periodo di riflessione consumato nell’interrogarsi sul come il voti raggranellati siano inferiori al numero delle iniziative tenute in un anno. Purtroppo nella società dell’apparire è sempre più difficile pretendere a chiunque, prima di parlare, di essere”. “Più grave – aggiunge Fierro – è l’insolazione di Scampitella: spiegare la sconfitta alla provincia con un ‘caminetto’ nuscano che avrebbe sottratto consensi alle liste del PD è solo la foglia di fico ridicola di chi non riesce ancora ad elaborare il lutto di una sconfitta che è, certo, prima politica, del PD quindi, e della sua difficoltà a costruire alleanze ampie, ma è anche frutto di una candidatura sbagliata, come ha dimostrato il voto delle primarie e di una scellerata gestione della questione delle liste, in cui un partito, ed è la prima volta a mia memoria, ha accettato la nefasta influenza del candidato presidente con la sua pretesa di una lista di sostegno che ha determinato solo confusione senza apporti veri, e soprattutto ha imposto l’arrogante esclusione di una intera componente che aveva dimostrato di rappresentare i due quinti dell’elettorato del PD. Lo ripeto: attribuirci la capacità di spostare le decine di migliaia di voti che mancano al conto ci può solleticare nella vanità. Ma purtroppo non è vero. E il disastro è tanto grande che davvero va al di là delle nostre modeste possibilità. In genere chi ha malvezzi tende ad attribuire agli altri le stesse tendenze. La De Simone è esperta in caminetti. Un caminetto la portò alla presidenza della Provincia, contro le indicazioni del partito regionale ed in chiave anti-bassoliniana; un caminetto andato a male, quello sulla ristrutturazione della sua giunta, ne ha determinato la caduta anticipata. Ma nessun caminetto l’ha aiutata a perdere le elezioni: è stata sufficiente la sua ricandidatura, con le sceneggiate che l’hanno accompagnata, ed una disastrante campagna elettorale”. “Il resto – conclude Lucio Fierro – è vedere fantasmi, non volendo fare i conti con la durezza e l’impietosità dei numeri che, paese per paese, mostrano quanto estesa è stata la falla che ha svuotato per oltre la metà il serbatoio del 2004. Infine su una questione marginale. ‘Bassoliniano’ sembra diventato un insulto, soprattutto in bocca a chi da Bassolino ha tratto protezioni abbondanti per carriere e valorizzazioni. Diventa onorevole, allora, questo titolo attribuito a chi non lo è mai stato, a chi verso Bassolino ha sempre tenuto un atteggiamento equilibrato con un giudizio, come doveroso, a chiaroscuro; a chi ha criticato e con durezza, soprattutto quando da parte degli altri erano solo inchini, genuflessioni e leccature del fondello; a chi ha scelto una difesa di Bassolino quando la barca stava per affondare ed i topi erano già abbondantemente scappati, senza per questo richiedere onori, prebende e favori. Ma “bassoliniano” non è più da tempo una categoria politica. In generale ed in particolare in provincia di Avellino. Quella in campo dalla nascita del PD è una sensibilità politica di sinistra, accumunata da una idea di partito radicato nella società e rappresentativo degli interessi meno tutelati, laico, solidale, profondamente riformatore nella proposta programmatica, che diffida del nuovismo perché insegue un rinnovamento vero della società e della politica italiana; componente fatta non solo da ex DS, ma da cattolici democratici e giovani dalla ‘storia corta’, che non rinnega le proprie radici ma sa di dover andare oltre. Una componente che, sulla base della candidatura di Bersani, intende ulteriormente contaminarsi ed arricchirsi per offrire al PD irpino la possibilità di un rinnovamento profondo. Ci dispiace, ma non siamo una conventicola di nostalgici, né un gruppetto etero-diretto, come a qualcuno piacerebbe dipingerci”.

SPOT