Dagli amministratori dell’Alta Irpinia appello per Bersani

“Il ballottaggio di domenica, ormai, ci viene presentato come il duello tra due persone. Riteniamo siamo una questione più profonda. Sono in gioco valori e progetti, alla base dei programmi, prima ancora delle persone che li rappresentano”. Lo scrivono in una nota Stefania Di Cicilia, Stefano Farina, Rosanna Repole e Rodolfo Salzarulo “Uno dei valori fondanti – aggiungono – è proprio quello relativo alle regole. Cominciamo da qui. C’era una regola statutaria, secondo cui il segretario del PD, el…

“Il ballottaggio di domenica, ormai, ci viene presentato come il duello tra due persone. Riteniamo siamo una questione più profonda. Sono in gioco valori e progetti, alla base dei programmi, prima ancora delle persone che li rappresentano”. Lo scrivono in una nota Stefania Di Cicilia, Stefano Farina, Rosanna Repole e Rodolfo Salzarulo “Uno dei valori fondanti – aggiungono – è proprio quello relativo alle regole. Cominciamo da qui. C’era una regola statutaria, secondo cui il segretario del PD, eletto dal congresso, con le relative primarie aperte, sarebbe stato il naturale candidato del Partito Democratico alla Presidenza del Consiglio, a meno di primarie di coalizione. Poi è apparso all’orizzonte Renzi e si è proposto come ulteriore candidato del PD. Il Segretario Bersani ha chiesto all’Assemblea Nazionale di cambiare la regola dello Statuto ed ammettere, oltre ai candidati alleati, anche altri del PD, chiedendo, peraltro il ballottaggio. In quella sede si cambiò lo Statuto del PD per consentire a Renzi, e poi a Puppato, di concorrere. Si diede il mandato alla segreteria di concordare le regole generali per le primarie con gli alleati, SeL, Socialisti e altri, e si convenne di tenere il ballottaggio, che Renzi non aveva chiesto. Se non fosse stato previsto il ballottaggio oggi Bersani sarebbe già il candidato primo ministro del Centro Sinistra. La ricchezza delle posizioni politiche offerte dai cinque candidati è il dato da cui possiamo dedurre la ricchezza effettiva del centro sinistra di oggi in Italia. Ora si tratta di affidare la sintesi ad uno dei contendenti. Non ci pare edificante forzare sulle regole a partita in corso: si sposta l’asse del confronto dalla capacità di unificare le posizioni alla capacità di infrangere lo schermo televisivo o di catturare l’attenzione, con qualunque strumento, anche se questo dovesse costare la perdita di credibilità dello strumento-primarie. Questo finirebbe per impoverire e delegittimare chiunque dei due uscisse vincente nel confronto. Sarebbe comprensibile se si trattasse di costruire un altro partito, se si trattasse di rompere la strada per costruire un altro percorso. Dannoso per l’Italia. Non ci appassiona, comunque, questo piano del confronto. Abbiamo dichiarato per tempo, fin dal Congresso, di sostenere Bersani. Oggi lo facciamo in modo più forte e più consapevole. Il segretario ci ha convinto per i temi posti a base del progetto: il lavoro, i diritti a partire da quelli dei figli di immigrati nati in Italia, le regole per la democrazia in Italia, il nuovo protagonismo del nostro Paese in Europa, la correzione accorta del progetto dei “professori”. Certo Bersani non maneggia la comunicazione come Renzi, che in tante proposte, relative al rapporto tra lo Stato e i Comuni è del tutto condivisibile, come lo è quando parla di rinnovamento e di merito o della questione delle alleanze. Bensì non ci convince in sindaco di Firenze quando finge di non sapere che il problema dei caccia per l’esercito non è questione italiana ma è cosa da discutere con l’alleato americano. Non ci convince Renzi che ritiene la questione araba relativa al riarmo iraniano e nega la centralità del conflitto israelo-palestinese. Forse teme di alienarsi qualche simpatia domestica. Non ci convince Renzi che sottoscrive a scatola chiusa la riforma Fornero, e tende ad abbandonare alla marginalità gli esodati e gli ultra cinquantenni. Invocando i diritti dei giovani li condanna, invece, ad entrare nel mondo del lavoro con almeno sei anni di ritardo. Non ci convince Renzi che parla di piani industriali e sottoscrive il modello “Marchionne”. Ci dispiace di non votare il Sindaco di Firenze perchè perderemmo i cento euro di aumento uguale per tutti, ora che abbiamo anche perduto la esenzione ICI regalata da Berlusconi. Siamo abbastanza scottati dai regali elettorali di Berlusconi e da quello che ci hanno concretamente prodotto alla distanza: le sirene, sempre, quando escono dall’acqua, si manifestano pesci! Siamo stufi delle tesi di Berlusconi sulla libertà, che ha sempre significato leggi ad personam: cerchiamo di evitare di piegare le regole agli interessi di parte e cerchiamo di portare la gente a votare su convinzioni. Cambiare regole a partita in corso somiglia tanto al cambio di casacca a legislatura in corso. E ne abbiamo visti tanti di trasformisti che, non potendo cambiare le cose cambiano essi, per la mera ambizione del potere. Il difetto peggiore dell’uomo è rinnegare la propria storia e le proprie origini. Non c’è futuro senza continuità e rispetto per il passato. E quindi, Bersani! Senza se, senza ma e senza quote!”.

SPOT