Il ricorso alla cassa integrazione in Provincia di Avellino, nel 2012, rispetto all’anno precedente, ha avuto un impennata del 159%. Praticamente il monte ore di Cassa Integrazione è triplicato nel giro di un solo anno. Nel 2012 le ore complessive di CIG sono state 4 milioni e 568mila, rispetto al milione e 757 mila del 2011. Si sono dimezzate, invece, ma non è affatto un dato positivo, le ore di Cassa Integrazione in deroga, passando da 1 milione e 37 mila del 2011 alle 741 mila del 2012. “Que… |
Il ricorso alla cassa integrazione in Provincia di Avellino, nel 2012, rispetto all’anno precedente, ha avuto un impennata del 159%. Praticamente il monte ore di Cassa Integrazione è triplicato nel giro di un solo anno. Nel 2012 le ore complessive di CIG sono state 4 milioni e 568mila, rispetto al milione e 757 mila del 2011. Si sono dimezzate, invece, ma non è affatto un dato positivo, le ore di Cassa Integrazione in deroga, passando da 1 milione e 37 mila del 2011 alle 741 mila del 2012. “Questo è il sintomo di una sofferenza di lungo periodo, che ha determinato il termine degli ammortizzatori sociali cui i lavoratori hanno avuto accesso già a partire dal 2011 e poi inesorabilmente terminato”. E’ quanto afferma Vincenzo Petruzziello, segretario provinciale Cgil Avellino. “L’incremento percentuale della CIG in provincia di Avellino è il più alto di tutte le province campane. Rispetto al +157% irpino, la media regionale si ferma al +17.77%. I settori dove più si è fatto ricorso alla Cig sono:
Legno: 51 mila ore (2.800 nel 2011)
Meccanico: 3 milioni 848 mila (1 milione 47 mila nel 2011)
Pelli e cuoio: 274 mila (139 mila nel 2011)
Poligrafiche e carta: 39 mila (nessuna nel 2011)
Trasporti e comunicazioni: 18 mila (nessuna nel 2011)
A completamento dei dati, si fornisce, in allegato, la tabella dettagliata dell’andamento delle ore di Cassa Integrazione e di Cassa Integrazione in deroga delle 5 province campane.
“La situazione dell’Irpinia è oltremodo drammatica – osserva Petruzziello – perché ai terrificanti dati dell’aumento della CIG si sommano quelli ormai noti della disoccupazione, del precariato, dei contratti atipici. Tutti fenomeni che colpiscono soprattutto i giovani e le donne. Vi sono sicuramente responsabilità individuabili nelle politiche economiche del Governo, ma la Regione Campania non è esente da colpe, considerando che in molti casi, gli effetti della crisi potevano essere mitigati con una seria programmazione di interventi, nel settore dell’edilizia, dei trasporti, finanche nel settore metalmeccanico se solo fosse stato presentato un piano trasporti volto al potenziamento del servizio ed al taglio degli sprechi, piuttosto che esclusivamente al taglio orizzontale delle voci di uscita.
La Regione Campania ha finito per deprimere ulteriormente le zone interne e per punire la provincia di Avellino. Non è un caso che l’Irpinia abbia fatto registrare un incremento mostruoso del ricorso alla cassa integrazione con un aumento del 159%. A ciò vanno aggiunte le numerose realtà ed i segmenti produttivi che non rientrano nella statistica della CIG, ma i cui lavoratori da mesi, ormai non percepiscono lo stipendio, come nel comparto della forestazione o dell’assistenza sanitaria e sociale. Alla luce dei dati inconfutabili – aggiunge Petruzziello – acquisisce forza e valore l’iniziativa della CGIL Campania, di manifestare contro l’ente di Palazzo Santa Lucia, il 9 febbraio e l’8 marzo prossimi, per rivendicare una politica di intervento a sostegno delle imprese, che rappresenti una svolta per quanto riguarda la tendenza sul mercato del lavoro. La Cgil è impegnata a tutti i livelli in una responsabile attività di proposta, non ultimo il piano del lavoro presentato dalla segretaria Susanna Camusso, che contiene elementi e misure concrete, immediatamente attuabili, in grado di rilanciare l’economia e l’occupazione, senza influire in maniera negativa sulla spesa pubblica. A livello locale, regionale e provinciale, la CGIL si è ugualmente contraddistinta per capacità propositiva e spirito di collaborazione e responsabilità Il Patto per lo sviluppo in Irpinia, solo parzialmente acquisito, ed il patto per la Campania, quasi del tutto ignorato dalla Regione, rappresentano atti concreti, proposte percorribili, che hanno ulteriormente evidenziato l’insipienza politica e l’incapacità programmatica della Giunta Regionale. Invece di favorire il confronto per trovare soluzioni, a più riprese e diversi assessorati hanno preferito sposare la tattica della contrapposizione sterile, talvolta utilizzando l’alibi che ormai non regge più, anche per questioni temporali, dell’eredità pesante sul versante dei conti, ricevuta dalla precedente amministrazione, altre volte malcelandosi dietro i patti di stabilità e la necessità della contrazione della spesa.
Tutto ciò dimenticando – commenta il segretario provinciale della CGIL di Avellino – che anche il Governo Europeo ha bacchettato la Regione Campania per l’incapacità nel disporre ed utilizzare i fondi comunitari messi a disposizione e dunque, soldi che non sarebbero dovuti uscire dalle casse regionali”.