La storia, Alberto Scaperrotta: “Non chiamatemi filantropo”

LA SOLIDARIETA’ – Il volto più bello e più vero dell’Irpinia è riflesso nello sguardo saraceno di Alberto Scaperrotta, noto e stimato imprenditore di Ariano Irpino, che ha preso a cuore la causa dei profughi africani. Quando giovedì scorso i 19 ospiti dell’albergo ‘Villa Sorriso’, alle porte del Tricolle, sono stati invitati dalla Polizia a lasciare la struttura perché l’emergenza Nord Africa era finita Alberto, informato dell’accaduto, si è subito recato sul posto e nel giro di un paio d…

LA SOLIDARIETA’ – Il volto più bello e più vero dell’Irpinia è riflesso nello sguardo saraceno di Alberto Scaperrotta, noto e stimato imprenditore di Ariano Irpino, che ha preso a cuore la causa dei profughi africani. Quando giovedì scorso i 19 ospiti dell’albergo ‘Villa Sorriso’, alle porte del Tricolle, sono stati invitati dalla Polizia a lasciare la struttura perché l’emergenza Nord Africa era finita Alberto, informato dell’accaduto, si è subito recato sul posto e nel giro di un paio d’ore è riuscito a reperire due appartamenti dove sistemare diciassette ragazzi che hanno scelto di restare qui. “Non chiamatemi filantropo- esclama Alberto Scaperrotta mentre si sposta da un alloggio all’altro di corso Vittorio Emanuele, in pieno centro, per controllare se i suoi amici hanno bisogno di qualcosa-. Faccio solo quello che mi sento di fare, e lo faccio con fede e passione. Le azioni fatte con il cuore non pesano mai, e da un gesto di bene nasce altro bene”. Alberto è il capo per Emmanuel, ghanese 32enne, che da mesi lavora nella concessionaria Scaperrotta, ed è un mito per gli altri ragazzi e coinquilini. Grazie al suo dinamismo sincero Alberto è riuscito molto presto a coinvolgere e contagiare amici e compaesani in una straordinaria gara di solidarietà in favore dei migranti. “Anzichè fare polemiche sterili è più semplice e costruttivo fare i fatti- ha poi aggiunto Alberto-. Questi ragazzi hanno solo voglia di lavorare, di riscattarsi e vivere una vita migliore rispetto a quella vissuta fino a due anni fa. E hanno diritto a farlo, e a noi spetta aiutarli. Siamo tutti fratelli, e noi irpini abbiamo poi conosciuto l’emigrazione, la miseria, il razzismo, l’emarginazione, quindi, chi più di noi può capire quello che si prova quando si va all’estero e non si è accolti bene”. Squilla di continuo il telefonino di Alberto Scaperrotta, e dall’altro capo c’è sempre un amico disponibile a portare viveri e generi di prima necessità ai ragazzi africani.

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