Affollamento carceri, Anzalone scrive a Bassolino

Affollamento carceri, Anzalone scrive a Bassolino
Dopo aver passato il ferragosto a visitare le carceri dell’Irpinia, Luigi Anzalone ha deciso di scrivere al presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, per sottoporgli i vari problemi registrati, uno su tutti l’affollamento. A seguire vi proponiamo il testo integrale della lettera: “On. Pr…

Affollamento carceri, Anzalone scrive a Bassolino

Dopo aver passato il ferragosto a visitare le carceri dell’Irpinia, Luigi Anzalone ha deciso di scrivere al presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, per sottoporgli i vari problemi registrati, uno su tutti l’affollamento. A seguire vi proponiamo il testo integrale della lettera: “On. Presidente, aderendo alla giusta e opportuna iniziativa del Partito Radicale e della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, ho partecipato al “Ferragosto in carcere”, visitando, tra il 14 e il 16 agosto, i quattro istituti di pena della mia provincia: quelli di Bellizzi Irpino, nei pressi di Avellino, di Ariano Irpino, di S. Angelo dei Lombardi e di Lauro. Ho avuto incontri con dirigenti, ufficiali e agenti di questi penitenziari e, soprattutto, con circa un centinaio di detenuti, donne e uomini. Il giudizio che ne ho ricavato in merito alla condizione dei detenuti è negativo, anzi sconfortante, nonostante l’impegno e l’abnegazione che il personale, quanto mai carente negli organici, profonde per rendere più umane e tollerabili le loro condizioni di vita. La popolazione carceraria dell’Irpinia è pari a 811 unità, di cui 417 nell’istituto penitenziario di Bellizzi (nel quale vi sono anche 22 donne e una bambina affidata alla madre), 176 nella casa circondariale di Ariano Irpino, 174 nella casa di reclusione di S. Angelo dei Lombardi e 44 nell’ICAT (istituto di custodia attenuata per tossicodipendenti) di Lauro. Il dato più immediatamente e negativamente evidente è, se si eccettua Lauro, il loro sovraffollamento: basti dire che gli “ospiti” di queste strutture penitenziarie sono superiori di circa 200 unità al numero regolamentare. Non sorprende quindi che molte, troppe, siano le celle, in cui “vivono”, in circa 20 metri quadrati, 7 o 8 detenuti, ai quali è dato muoversi in meno di dieci metri, se si considera lo spazio occupato dai letti, da un tavolo e qualche improbabile scaffale. Ci sono poi celle in cui a stento ci potrebbe stare, come in un budello, un detenuto, mentre ce ne stanno 3 o 4. Lo confesso: non ho avuto il coraggio di dire a coloro che, per lo più giovani e giovanissimi, ho incontrato in carcere, che di recente la Corte europea per i diritti di Strasburgo ha disposto che un essere umano recluso debba disporre di sette metri quadri, mentre loro hanno a disposizione più o meno lo spazio che l’Unione Europea ha fissato per i polli da carne e le galline ovaiole. Ciò nonostante, il Ministro di Grazia e Giustizia ha quasi dimezzato gli stanziamenti a favore del sistema penitenziario e si guarda bene dal dare attuazione al programma di costruzione di nuovi, moderni, civili strutture carcerarie. Pur tuttavia, in ossequio ai suoi compiti d’istituto, la Regione può fare molto perché i detenuti che si trovano in Campania non si vedano negata, con la libertà, anche la dignità umana e il rispetto degli altri loro inalienabili diritti, solennemente sanciti dalla Costituzione all’art. 27. Le elenco, perciò, gli interventi più urgenti e indifferibili che, sulla base delle richieste avanzatemi dal personale penitenziario e dai detenuti, e da me pienamente condivise, debbono essere, senza perdita di tempo, soddisfatte: 1) fornitura costante e puntuale dei medicinali e delle altre provviste sanitarie alle infermerie dei penitenziari di Ariano e di S. Angelo. Non è più tollerabile che si registrino ritardi nell’ordine di mesi, al punto che più di un recluso mi ha detto che per avere un farmaco, fosse anche un’aspirina, deve acquistarlo; 2) ristrutturazione e potenziamento dell’infermeria di Ariano grazie alla creazione di laboratori analisi e radiologici, così da porla nella condizione di funzionare seriamente e curare bene le patologie croniche più gravi; 3) organizzazione di un vero ed efficiente servizio di assistenza psicologica e sociale, inteso soprattutto al superamento dello stato di tossicodipendenza. Il numero dei tossicodipendenti, se si prescinde da Lauro, ammonta a un terzo circa della popolazione carceraria (236, per l’esattezza). Ma, incredibile a dirsi, ad Avellino e ad Ariano opera un solo psicologo per poche decine di ore al mese (non più di 40); a S. Angelo un assistente sociale presta servizio per qualche ora un giorno alla settimana; 4) significativo e immediato aumento dei corsi di formazione professionale per i detenuti. Qualcosa, a onore del vero, in questi anni, è stato fatto. Ma non è ammissibile che la popolazione carceraria possa partecipare in una percentuale solo del 20 o 30% a corsi professionali o ad attività lavorative; 5) istituzione a Lauro, fin da quest’anno, di una sezione staccata dell’istituto alberghiero di Marzano di Nola, come da tempo richiesto della direzione e dai giovani “ospiti” dell’ICAT; 6) creazione di un collegamento autobus tra il centro di S. Angelo e la causa penale nei giorni di visita ai detenuti, che si trova a diversi chilometri dal centro abitato, in modo da non costringere le loro famiglie, di condizione economica disagiata, a ricorrere al costoso servizio di taxi. Stimo che questi interventi dovrebbero inserirsi da subito in un più vasto, incisivo e duraturo programma di interventi della Regione a favore del nel pianeta-carcere campano. Mi auguro che ciò avvenga. Restando in sollecita attesa di un positivo e immediato riscontro alla presente, Le invio cordiali saluti”.

SPOT