USB sull’Asl Avellino: “L’inizio della fine della sanità irpina”

“L’USB denuncia il tentativo di affossamento del servizio pubblico, attraverso tagli al personale, alle strutture sanitarie e alle prestazioni erogate, inducendo il cittadino utente a rivolgersi a forme non istituzionali di servizi per la tutela della propria salute. I recenti fatti di cui si è reso protagonista il manager dell’ASL Avellino, Ing. Florio, mirano, sommessamente, a ridurre le attese di salute da parte del cittadino utente. Una per tutte la soppressione dell’accessibilità agli uffici CUP, tranne che via telefono poiché l’oramai ex CUP è stato sostituito, piuttosto che integrato, da un numero verde, che ha visto, come conseguenza inevitabile, il peggioramento dell’attesa per vedersi attribuire la prestazione, oltre che la percezione chiara di un sistema sanitario distante dalle esigenze della popolazione, che poco si adatta alle reali richieste e alle esigenze quotidiane.
Analogo discorso vale per i tagli al servizio di assistenza domiciliare. E’ intuitivo come le conseguenze della cura dimagrante del manager si ripercuotano inesorabilmente sulle categorie più deboli, più bisognose di assistenza e, guarda caso, meno abbienti; e specificamente pazienti oncologici e con patologie croniche molto invalidanti, improduttivi e incapaci di produrre redditi (per ricoverarli dove?), né vale la pena di commentare la notizia dell’assegnazione di risorse a strutture extra-istituzionali, piovuta come a compensare la carenza generata dalla nuova penalizzazione.
Difatti, non è fatuo ricordare che la dilagante abitudine a pensare la gestione della sanità con intento imprenditoriale, e con il profitto come primario obiettivo, cozza inevitabilmente con la qualità e la quantità dei servizi offerti e con il risultato, intuibile, che a maggiori risparmi corrispondano ulteriori richieste non compensate ed in definitiva con peggioramento della salute del cittadino, e nuove necessità indotte dall’innesco di questo circolo virtuoso-vizioso. Il risparmio, in questo caso l’ingente somma ammontante a circa 20 milioni di euro, che l’Ing. Florio si è pregiato di restituire alla Regione, non si traduce in alcun guadagno. Il risparmio, al contrario, ha comportato esclusivamente la riorganizzazione del personale secondo punti di vista personalistici e di vertice, in dispetto a dettati legislativi e normative contrattuali, senza che questo rispondesse ad alcun modello organizzativo, senza tener conto di specificità e programmazione del lavoro, con tutti disagi che ne sono derivati.
Non vale la pena di commentare come la tendenza al risparmio, si traduca in una minore disponibilità di presidi e strumentari necessari per l’assistenza, obbligando, di fatto, i singoli pazienti, soprattutto anziani, ad un approvvigionamento personale spesso notevolmente oneroso. Inoltre, si pagano scarpe ortopediche CHE VANNO dai 600 ai 1000 euro CON APPARENTE SCADENTE QUALITA’. Ma l’Ing. Florio ne predispone realmente i dovuti controlli? La cifra pagata è il giusto rapporto qualità / prezzo?
Né vale la pena di commentare la polemica innescata circa le discrepanze di spesa tra i singoli ex Dipartimenti di Salute Mentale riconducibili alle ex ASL AV1 ed ex AV2; considerato il riconoscimento pubblico che lo stesso manager Florio ha espresso nei confronti del precedente Direttore del DSM dell’ASL AV2 – Dr Fiore, Primario Emerito, quella a maggiore spesa. Tali giudizi sono almeno gravati da insufficienti elementi di valutazione, in quanto, salvo il rischio che si stia determinando una carenza assistenziale tale da non prendere in carico pazienti, non considerano la popolazione afferente a ciascun’ex ASL, con un numero di utenti nell’AV2 circa doppio rispetto all’ASL uno né il ricorso a strutture extraregionali (segnatamente Puglia e Basilicata), i costi dei quali non sono tutt’ora noti; così come spesso ribadito in sedute pubbliche dallo stesso Ing. Florio.
Né ancora sembra opportuno commentare come il manager non abbia ritenuto di delegare/accreditare il direttore dr Fina, affinché incontrasse il 26 novembre u.s. OOSS e RSU con l’obiettivo di riorganizzare il Dipartimento di Salute Mentale; in particolare per quello che attiene la mobilità del personale interno del DSM, considerato gli scempi decisionali che hanno e stanno penalizzando, esclusivamente, da mesi e mesi, sempre gli stessi Operatori; manifestando quantomeno disinteresse alla soluzione dei problemi assistenziali.
In questo contesto, va rimarcato che solo dopo tanto clamore, e spericolati cambi di casacca, sigle sindacali, notoriamente accondiscendenti, se non complici, con la direzione aziendale, hanno dato segno della loro presenza, tentando di ricostruirsi una “verginità” nei confronti dei lavoratori, finora vessati da minacce di trasferimenti biblici, e blanditi con promesse di accomodamenti. Fa piacere veder ripetere, da altre sigle, quello che da sempre la scrivente USB unitamente alla CGIL, ha denunciato in termini di organizzazione della rete dei servizi, carichi di lavoro, gestione del personale, esuberi e carenze. Non è noto, quando queste sigle si siano spese per la costituzione del Comitato di Dipartimento della Salute Mentale. Non è nota cosa abbiano messo in atto, concretamente, per permettere a Comunità Terapeutiche, come la “Casa di Adele”, di proseguire la propria opera nei confronti del re inserimento del disabile psichico.
La cura dimagrante perpetrata dal Direttore Generale, senz’altro produce risparmi e riduce le spese, ma contestualmente riduce l’offerta di salute, investendo l’utente della necessità di risolvere da sé i problemi. Ma a questo punto si ci chiede se, l’Ing. Florio, caso mai ne avesse remota necessità, opterebbe per la propria ASL? O forte dell’appannaggio d’oro che gli è riservato, preferirebbe una struttura privata d’eccellenza? Cittadini, lavoratori, facciamo sentire la nostra voce e inneschiamo una ribellione civile contro questo sistema che penalizza costantemente chi è nel bisogno”. E’ quanto affermano in una Edoardo Barbato, della segreteria provinciale Usb e Sergio Di Lauro della segreteria aziendale.

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