Sanità, Buonavita: “Aumentano i costi ma diminuiscono i servizi”

“Il Documento di Economia e Finanza 2014, non prevede una vera e propria manovra economica per il comparto della sanità, ma indica una serie di direzioni da percorrere in continuità con il quadro legislativo vigente. Difatti la manovra sanitaria si sviluppa nel percorso di norme che oggi varerà il Consiglio dei ministri, all’interno della proposta della spending review. Il DEF non specifica se i risparmi ottenuti con la razionalizzazione prevista dalla Spending review, saranno reinvestiti nel se…

“Il Documento di Economia e Finanza 2014, non prevede una vera e propria manovra economica per il comparto della sanità, ma indica una serie di direzioni da percorrere in continuità con il quadro legislativo vigente. Difatti la manovra sanitaria si sviluppa nel percorso di norme che oggi varerà il Consiglio dei ministri, all’interno della proposta della spending review. Il DEF non specifica se i risparmi ottenuti con la razionalizzazione prevista dalla Spending review, saranno reinvestiti nel settore sanitario.
I contenuti del DEF collocano il Ssn (Servizio sanitario nazionale) di fronte ad una sfida molto importante per conciliare il mantenimento degli standard assistenziali con le esigenze di razionalizzazione della spesa pubblica. La sostenibilità finanziaria del Ssn nel medio-lungo periodo, secondo il DEF, si basa sul ripensamento dell’attuale modello di assistenza, con l’obiettivo di garantire prestazioni rivolte a chi ne ha effettivamente bisogno. Il sistema sanitario va quindi ripensato in un’ottica di sostenibilità ed efficacia. Una programmazione sanitaria che deve svilupparsi con il nuovo Patto per la salute per il triennio 2014-2016, in fase di avanzato confronto con le Regioni, che deve definire gli aspetti finanziari e programmatici tra Governo e Regioni correlati al Ssn. Non si comprende però come raggiungere tali obiettivi se il rilancio dei servizi impone investimenti e il costo della spesa farmaceutica continua a salire in molte Regioni compresa quella Campana”. E’ il commento del segretario generale della CISL FP IrpiniaSannio Doriana Buonavita.
“L’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha reso noto, nei giorni scorsi, i dati del monitoraggio consultivo relativamente alla Spesa Farmaceutica Regionale (gennaio-Dicembre2013). Adempimento che l’ AIFA. ha condotto ai sensi della Legge 222/2007, sulla base dei dati di spesa convenzionata dell’OsMed e delle DCR acquisite dall’AGENAS il 15 ottobre 2013, nonché dei dati della tracciabilità (DM 15 luglio 2004) e della distribuzione diretta (DM 31 luglio 2007) certificati dall’NSIS alla data del 31 luglio 2013 e acquisiti dall’AIFA il 16 ottobre 2013 e, infine, dei dati dei modelli CE. I dati del monitoraggio parlano chiaro e denunciano un disavanzo della spesa farmaceutica pubblica di 828 milioni: 63 accumulati nei consumi territoriali, tutto il resto è risultato del disavanzo da 827 mln della farmaceutica ospedaliera. Cifre che testimoniano una volta di più di un’Italia sanitaria a mille velocità, interpretabile in vari modi, che tuttavia continuano a vedere il Sud in testa ai consumi di farmaci. Con quelle commissariate e sotto piano di rientro leader della spesa. In negativo, naturalmente. Nello specifico per la spesa farmaceutica territoriale (tetto fissato 11,35%): sono nove le regioni che hanno splafonato il tetto di spesa programmato, quasi tutte del centro-sud. A partire dalla Sardegna che presenta il risultato peggiore (13,9%) seguono Sicilia (13%), Puglia (12,8%), Calabria, Lazio e Campania (12,7%), Abruzzo (11,7%), Molise e Marche (11,5%). Per la spesa farmaceutica ospedaliera (tetto fissato 3,5%): hanno rispettato il tetto di spesa solo: Sicilia, Valle D’Aosta e Trento. Tutte le altre regioni presentano dati negativi. In testa si posiziona la Toscana con il 5,2% e in coda la Campania e la Calabria con il 3,7%. Dal monitoraggio evidenziamo per quanto attiene i Ticket le crepe tra una regione e l’altra sono evidentissime. In Sicilia se ne pagano 32,34 l’anno a testa. Non va meglio in Campania: 31,09 euro. O in Puglia: 30,1. Ma neppure in Molise di sicuro va meglio (28,84). Questo per indicare le quattro regioni dove i contribuenti sono più tartassati dai ticket sui farmaci. A dispetto di una media nazionale di 24,18 euro l’anno pro capite. Notiamo che dove si paga di più, i costi dei ticket pesano il 25% di più che nel resto del Paese. Un costo salatissimo, sia chiaro: ben 1,436 mld lo scorso anno, con una crescita in dodici mesi del 2,1 per cento. Le ricette prescritte nel 2013 sono state 607,8 milioni, il 2,6% più dell’anno prima, quindi 15,2 milioni in più in 12 mesi. oltre 1,2 milioni in aggiunta al mese, ben 40mila in più al giorno. La spesa farmaceutica territoriale comprende quella convenzionata (in farmacia) e quella risultato della distribuzione diretta da parte delle strutture pubbliche. La prima nel 2013 è stata di 8,8 mld (-1,4), la seconda di 3 mld con una crescita del 6,3%. La spesa farmaceutica convenzionata netta* nel periodo gennaio- dicembre 2013, in Campania, rispetto allo stesso periodo del 2012 aumenta dello 0,6 % e la spesa relativa a tutte le compartecipazioni a carico del cittadino nel periodo gennaio dicembre 2013, in Campania, rispetto allo stesso periodo del 2012 aumenta del 3,3%
La quota di compartecipazione sul prezzo di riferimento Ticket fisso per ricetta in Campania aumenta del 3,8% e dell’8,9 % quello per distribuzione di fascia A.
Dal dato complessivo si evidenzia che i cittadini campani pagano di più, hanno meno servizi alla persona e di qualità e non si è intervenuto ancora sui veri sprechi in sanità” conclude il segretario Buonavita.

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