Agroalimentare in Irpinia, sindacati chiedono impegno di Florio

Settore Forestazione – In Irpinia operano, in qualità di Enti delegati dalla Regione Campania ai sensi della Legge Regionale 11/96 e successive modifiche ed integrazione, cinque Comunità Montane ed il Settore Foreste della Provincia di Avellino, con circa 1100 addetti tra OTI e OTD. La “Vertenza Forestazione” in Campania che coinvolge nel complesso 20 Enti Delegati e 5 Province rappresenta dal 2010 l’emergenza, la drammaticità di un settore che ormai, in mancanza di chiari e decisivi…

Settore Forestazione – In Irpinia operano, in qualità di Enti delegati dalla Regione Campania ai sensi della Legge Regionale 11/96 e successive modifiche ed integrazione, cinque Comunità Montane ed il Settore Foreste della Provincia di Avellino, con circa 1100 addetti tra OTI e OTD. La “Vertenza Forestazione” in Campania che coinvolge nel complesso 20 Enti Delegati e 5 Province rappresenta dal 2010 l’emergenza, la drammaticità di un settore che ormai, in mancanza di chiari e decisivi interventi strutturali , si avvia verso il declino.
L’emergenza salariale (in media gli operai idraulici forestali Irpini vantano tra le 12 /20 mensilità arretrate), vede centinaia di famiglie non più in grado di far fronte ai più elementari bisogni quotidiani. Un effetto domino, conseguenza diretta di una sottovalutazione del problema, sotto il profilo politico e tecnico amministrativo , con cui si sta affrontando la questione Forestazione in Campania. Una soluzione per alleviare l’emergenza salariale (considerato che una percentuale dei fondi utilizzati per la Forestazione proviene dai fondi PAC) può realizzarsi con l’erogazione di anticipazioni agli Enti Delegati per i progetti presentati ed approvati a valere sui fondi PAC.
Si pone in risalto che gli operai idraulici forestali hanno acquisito negli anni un alta professionalità negli interventi contro il dissesto idrogeologico, la desertificazione, la prevenzione agli incendi, opere di cui il nostro Paese ha bisogno oggi più di ieri, considerato i continui eventi calamitosi che colpiscono tutta la Penisola. Nel particolare in Provincia di Avellino vi sono importanti risorse acquifere che in mancanza di opere di prevenzione possono compromettere il sistema idrico regionale e meridionale.
Agricoltura – La provincia di Avellino è caratterizzata da una agricoltura di collina e montagna, molto frammentata, con un sistema produttivo imperniato su piccole imprese estese per pochi ettari, a basso livello di capitalizzazione, e con capacità di investimento modesta, ulteriormente compromessa dalla non facile congiuntura di mercato degli ultimi tempi. Pochissime le aziende agricole con un numero di dipendenti al di sopra delle 10 unità, molte le aziende a conduzione familiare con poche unità lavorative da 1 a 3. Tale situazione comporta rapporti di lavoro di breve durata che garantiscono massimo le 51 giornate lavorative per il diritto alle prestazioni previdenziali.
Queste aziende agricole, pur di non lasciare incolti, abbandonati i propri fondi, continuano ad operare anche se in grosse difficoltà economiche. Esse si avvalgono in media di poche unità lavorative per le giornate occorrenti alla tipologia delle colture dei fondi e dovendo assumere manodopera è quasi generale che ricorrono ad operai della propria sfera familiare: preferiscono, ovviamente, dar precedenza nelle assunzioni a propri familiari che non hanno altra fonte di reddito.
Tale realtà, viene negli ultimi anni, fortemente contrastata dall’attività degli ispettori della task force istituita dall’INPS, che hanno annullato e stanno annullando centinaia e centinaia di rapporti di lavoro subordinato in agricoltura anche per diversi anni retroattivi, in modo superficiale, senza scrupolosi accertamenti e soprattutto non in concomitanza dei rapporti di lavoro, in particolare in tutte quelle piccole aziende agricole locali che assumono quali lavoratori stagionali propri familiari.
Di conseguenza assistiamo a uno stillicidio di cancellazione di rapporti di lavoro in agricoltura, richieste di indebita percezione delle prestazioni previdenziali di diversi anni, iscrizione negli elenchi dei coltivatori diretti quali coadiuvanti dei lavoratori con imposizioni contributive retroattive che raggiungono importi dai 20 ai 30 mila euro.
In questo modo viene messa ancora più in ginocchio la già così fragile e compromessa attività agricola locale, si favorisce il lavoro nero, il sommerso, aumenta la disoccupazione, si priva questi lavoratori del piccolo reddito derivante dalla loro attività di braccianti agricoli e dalle prestazioni previdenziale, favorendo così un esercito di senza reddito che contribuisce a ridurre i consumi, la spesa, di certo non positivo in questo periodo di deflazione che vive il nostro Paese.
La problematica più volte affrontata con l’INPS a livello locale, regionale e nazionale, pur riconoscendo l’ eccessivo utilizzo del sistema di controllo da parte della Task force degli ispettori, di fatto nulla ha cambiato cambiato fino ad oggi, sembra che vi sia un ordine non scritto: annullare quanti più rapporti di lavoro subordinato stagionale in agricoltura possibili”.
L’agricoltura Irpina di per sé vive oltre al problematica su indicata, un momento di difficoltà legato principalmente alla situazione economica, in quanto la filiera acquisisce i prodotti agricoli locali a costi sempre più bassi rendendo antieconomico la coltivazione degli stessi da parte delle aziende agricole Irpine. Questo crea danno al settore con drastica riduzione delle produzioni e della manodopera agricola impiegata. Sempre di più si assiste al ricorso di manodopera illegale per rendere economicamente valida la produzione. Qui il sindacato ha più volte chiesto l’intervento degli organi ispettivi durante le fasi di lavoro.
Settore Agroalimentare – Un settore in controtendenza in Irpinia è la viticoltura. Le tre DOCG IRPINE (Fiano di Avellino, Greco di Tufo, Aglianico di Taurasi) rendono l’enologia un punto di forza, un richiamo per il turismo, un fattore vitale per il rilancio dell’economia Irpina. Negli ultimi anni il sistema delle piccole e medie imprese vitivinicole ha operato un grande sforzo per destinare quote sempre più rilevanti di vino alla produzione di un prodotto di qualità medio-alto. Accanto alle grandi aziende vitivinicole quali: Feudi San Gregorio, Mastroberardino, Di Marzo, insistono molte cantine a carattere familiare e non, che nonostante le tante difficoltà del momento collegate allo stato di crisi, stanno facendo conoscere queste eccellenza Irpina in tutto il mondo e proprio per questo andrebbero maggiormente aiutate e tutelate. L’Irpinia è anche territorio con presenza di importanti aziende agroalimentari di grandi gruppi nazionali quali: FERRERO, VICENZI, REALBEEF (gruppo Cremonini), ZUEGG, oltre ad una serie infinita di piccole e medie aziende di trasformazione di prodotti agricoli: DE MATTEIS AGROALIMENTARI, PASTA VIETRI, SAM Salumificio, Meridionale Alimenti- Oliviero, Ingino, Terminio Frutta, Oleificio Basso ecc. che ben rappresentano i prodotti del territorio.
Con questi brevi appunti sulla situazione del settore agricolo e agroindustriale Irpino, si spera che ci sia da parte del Vice Presidente della Commissione Agricoltura Massimo Florio, un impegno a favore di tutti quegli interventi possibili per favorire il superamento delle problematiche esistenti aiutando lo sviluppo di questo importante settore primario per l’economia locale (unico settore ancora in grado di offrire occupazione e sviluppo)”. E’ quanto si legge nella nota a firma di Raffaele Tangredi, Fai Cisl, Aniello Vece, Flai Cgil e Giacomantonio Forte, Uila Uil.

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