Circolo Foa: “In Consiglio non vanno trattate questioni private”

AVELLINO – “Questa amministrazione continua a riservare sorprese. Non sono ancora spente le polemiche sulle vicende urbanistiche ed ecco che all’ordine del giorno del prossimo Consiglio Comunale c’è un’altra richiesta di cambio di destinazione d’uso, di un immobile privato da ufficio a civile abitazione. Ci domandiamo, immediatamente, perché un organo di indirizzo politico quale è il Consiglio Comunale deve esprimersi in ordine ad una vicenda che spetta per competenza agli uffici tecnici,…

AVELLINO – “Questa amministrazione continua a riservare sorprese. Non sono ancora spente le polemiche sulle vicende urbanistiche ed ecco che all’ordine del giorno del prossimo Consiglio Comunale c’è un’altra richiesta di cambio di destinazione d’uso, di un immobile privato da ufficio a civile abitazione. Ci domandiamo, immediatamente, perché un organo di indirizzo politico quale è il Consiglio Comunale deve esprimersi in ordine ad una vicenda che spetta per competenza agli uffici tecnici, visti anche i recenti provvedimenti Regionali in materia di governo del territorio ? Quale motivazione politica di indirizzo e governo dell’assetto Urbanistico della Città Capoluogo è possibile rintracciare in tale richiesta formulata da un privato? Come definire i concetti di “interesse collettivo” ed “interesse pubblico” in una questione urbanistica dai contorni squisitamente privatistici? Quali responsabilità ricadono sui Consiglieri comunali, chiamati a deliberare su una “pratica edilizia”, piuttosto che su di un Piano e/o Programma Urbanistico, e per la quale non vengono approfonditi i legami e le implicazioni con il Programma di Recupero Urbano, di cui al protocollo di intesa del 9 marzo 1999, sottoscritto con la Regione Campania ai sensi dell’articolo 11 della Legge 493/1993 ? Avevamo visto giusto quando ponevamo all’attenzione dell’opinione pubblica il rischio concreto di aprire, con tali “deliberazioni in deroga”, un’autostrada a quella che -di fatto- viene a costituirsi come una “variante urbanistica a tappe”. Una serie di provvedimenti che stravolgono in generale il senso dello strumento urbanistico e che, nel particolare, consentono di derogare dai contenuti del Programma di Recupero Urbano, per il quale il Comune di Avellino ha avuto la possibilità di beneficiare di finanziamenti Pubblici da parte del CER, il Comitato Ministeriale per l’edilizia residenziale. E’ ancora il caso di evidenziare che per la “pratica edilizia” in questione, per quello che risulta dallo schema di deliberato, non si evidenzia alcun interesse pubblico prevalente, anche rispetto ai dettami delle Leggi Nazionali e Regionali che disciplinano gli interventi conseguenti al “Decreto Sviluppo”. Un Consiglio Comunale non può essere chiamato a decidere su questioni per le quali, ripetiamo ancora una volta, non è palese e quantificabile l’interesse pubblico, andando in tal modo a costituire un preciso indirizzo di azione e governo del territorio dagli esiti difficilmente controllabili. A ben vedere, inoltre, una deroga per cambio di destinazione d’uso presuppone, nella logica del Decreto Sviluppo, interventi tesi a trasformazioni di porzioni importanti della Città ed aree degradate, per i quali la pubblica amministrazione è titolata a decidere in merito a deroghe e/o incentivi. Ci chiediamo a quale intervento di riqualificazione tale micro-intervento risponde, se non alla soddisfazione di una esigenza di natura prettamente privatistica? Le aree e gli edifici finanziati dal Programma di Recupero Urbano sono –oggi- da considerarsi degradati? Quello che più colpisce della vicenda è l’assoluta assenza di una strategia a lungo termine nella programmazione del Territorio e che guardi ad uno sviluppo che possa rispondere all’idea di città Capoluogo. Non è ammissibile trasformare l’aula consiliare in una sorta di nuovo ufficio urbanistica, convocato in pianta stabile. Ci chiediamo quante altre pratiche edilizie del genere giacciono nei cassetti degli uffici? Quante altre sedute del pubblico consesso saranno dedicate a cittadini per questioni particolari e non generali? L’amministrazione ha il dovere di dirlo pubblicamente, senza trincerarsi dietro silenzi e continue sorprese. Quando un’amministrazione si fa sorda alle sollecitazioni ed ai suggerimenti politici condanna se stessa all’isolamento. Siamo rammaricati nel dover riaprire questa polemica sull’urbanistica, ma non possiamo arretrare di un millimetro, finché gli atti e le argomentazioni dell’amministrazione non ci tranquillizzeranno. Invitiamo il Consiglio Comunale a valutare con attenzione la vicenda, chiedendo gli opportuni approfondimenti istruttori e non votando una proposta di delibera che contribuisce all’avvio di un processo di stravolgimento dello Strumento Urbanistico ai danni della città”. Così il Circolo PD “Vittorio Foa” di Avellino.

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