Sarno, Sinistra e Libertà: perché l’acqua costa cara

Sarno, Sinistra e Libertà: perché l’acqua costa cara
Il Corriere del 16 ottobre ha dedicato un articolo-inchiesta sulla situazione dell’ acqua in Irpinia. Dall’analisi del giornale risulta che gli Irpini sono quelli che pagano il prezzo più alto per l’acque di uso domestico. Il problema, ovviamente, come afferma il Corriere e come la sinistra va denu…

Sarno, Sinistra e Libertà: perché l’acqua costa cara

Il Corriere del 16 ottobre ha dedicato un articolo-inchiesta sulla situazione dell’ acqua in Irpinia. Dall’analisi del giornale risulta che gli Irpini sono quelli che pagano il prezzo più alto per l’acque di uso domestico. Il problema, ovviamente, come afferma il Corriere e come la sinistra va denunciando da anni è politico e può essere risolto solo se la classe politica Irpina intenderà affrontare il problema. Ovviamente bisogna capire perché l’acqua costa tanto e se c’è qualcuno che sulla pelle delle popolazioni Irpine sta facendo un gioco sporco e quale sia questo gioco. Nel 2003 l’assemblea del Consorzio Idrico Alto Calore si sdoppiò in due società una denominata A.C. servizi e l’altra Patrimonio. Alla prima società fu affidato il compito di gestire i servizi relativi alle acque e l’altra avrebbe dovuto gestire il patrimonio dell’ex Consorzio. Il Consorzio, però, non era proprietario di alcun patrimonio se non dello stabile al Corso Europa di Avellino ove ha sede legale la società. Per giustificare quindi l’esistenza della società A.C. Patrimonio si pensò bene di trasferirle in proprietà lo stabile a Corso Europa per poi concederlo in locazione alla società A.C. Servizi ad una cifra che oggi si aggira intorno al milione di euro. Sarebbe curioso, a tal proposito, sapere chi e in base a quali criteri stabilì un canone così alto. Questo è il primo motivo per cui l’acqua costa cara. I rappresentanti sindacali dei dipendenti delle società hanno più volte denunciato tale situazione, ma allo stato nessuno si è curato delle loro denuncie. La soc. A.C. Patrimonio riproponendo una vecchia richiesta del Consorzio chiese il trasferimento in proprietà di tutti gli impianti. La regione Campania ricordò alla soc. AC. Patrimonio che gli impianti del consorzio già di proprietà della Cassa del Mezzogiorno erano beni demaniali e quindi intrasferibili. Peraltro già nel dicembre 2002 Il “Comitato di vigilanza sull’uso delle risorse idriche” sconsigliava la costituzione di società in cui conferire la proprietà delle reti idriche perché “la separazione delle reti, nel caso dell’acqua, produrrebbe solo costi aggiuntivi destinati a ricadere sui livelli tariffari.” In buona sostanza sull’acqua prima che esca dal rubinetto ci sono tre costi: quello del servizio, quello per mantenere in vita la società patrimoniale e quello per far funzionare l’ATO. Le reti dell’acqua sono quindi di proprietà della Regione Campania. Si tratta di reti vecchie, che hanno bisogno di continua manutenzione e che perdono durante il loro cammino, per arrivare a casa dei cittadini, buona parte del loro contenuto. Quindi l’acqua costa cara anche perché buona porte del prodotto si perde per strada, a parte quella viene sottratta illegalmente per irrigare i campi e nei cantieri edili. La manutenzione della rete Idrica non viene fatta dalla Regione Campania, ma dalla società Alto calore Servizi, che oltre a dover gestire gli impianti è costretta a fare una manutenzione molto costosa . L’alto Calore Servizi si è poi fatta carico della spesa per alimentare gli impianti, che come detto sono di proprietà della Regione Campania e credo che questa sia una delle voci più consistenti della spesa della società. Più volte Il presidente Maselli, responsabilmente, ha chiesto il rimborso d questi interventi di manutenzione, ma la Regione Campania, ha fatto sempre orecchie da mercante. Questo è un altro dei motivi per cui l’acqua ai cittadini Irpini costa cara. Come denunciava il “Corriere” La nostra provincia, inoltre eroga l’acqua a buona parte della Regione Puglia a Napoli ed al salernitano, ovviamente questa fornitura ha un prezzo politico. Infine malgrado l’alto Calore servizi abbia presentato progetti per circa quattrocento milioni finalizzati ad “azioni di monitoraggio e di telerilevamento lungo la rete idrica e il contenimento dei consumi”, la Regione Campania li ha ignorati, preferendo finanziare la sagra del fusillo di Roccafunghina. In conclusione l’acqua in Irpinia costa cara perché qualcuno vuole che costi cara e perché si vuole dimostrare che l’Alto calore Servizi è un ente inutile.In buona sostanza si vuole che la gestione dell’acqua passi in mano private derubando l’Irpinia del suo grande patrimonio naturale. Questo ovviamente non solo a spese dei contribuenti, ma anche e soprattutto dei dipendenti, i quali se passasse un’operazione del genere sarebbero i primi a pagare il prezzo di questa scellerata operazione. I nomi già ci sono e l’accordo è già fatto ed ha una data 31 dicembre 2010 e gli attori sono Bassolino, Alemanno e la soc. Acea. Il problema quindi non è soltanto di far costare meno l’acqua alle popolazioni Irpine, ma è soprattutto quello che l’acqua rimanga nelle mani in cui si trova con una gestione pubblica, che salvaguardi l’efficienza dell’ente e i posti di lavoro, fortemente a rischio. Per fare questo la Regione Campania deve assumersi le proprie responsabilità e fare fronte agli impegni finanziari che ha come proprietaria delle reti. I sindaci soci dal canto loro debbono assumersi la responsabilità di sciogliere l’inutile Società Patrimonio e le altre società satelliti. Solo un forte impegno politico ed una presa di coscienza collettiva potrà realizzare ciò altrimenti, ci spiace dirlo, il destino delle acque è già segnato.

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