“Pietre Piazza Libertà, si attende risposta UTC e Soprintendenza”

“La lunga letteratura che si va sviluppando sulle pietre di Piazza Libertà, tra poco assumerà i toni lirici del bel libro di John Ruskin “Le pietre di Venezia” , pietre su cui “battono inesorabili le onde, simili ai rintocchi della campana a morto”. Sulle pietre di Avellino battono invece gli inclementi raggi del sole che abbacinano i poveri cristi che vorrebbero fermarsi in quella desolata ed assolata piazza. Su quelle pietre nasce oggi una polemica tra il Presidente dell’Ordine degli Architett…

“La lunga letteratura che si va sviluppando sulle pietre di Piazza Libertà, tra poco assumerà i toni lirici del bel libro di John Ruskin “Le pietre di Venezia” , pietre su cui “battono inesorabili le onde, simili ai rintocchi della campana a morto”. Sulle pietre di Avellino battono invece gli inclementi raggi del sole che abbacinano i poveri cristi che vorrebbero fermarsi in quella desolata ed assolata piazza. Su quelle pietre nasce oggi una polemica tra il Presidente dell’Ordine degli Architetti di Avellino Fraternali ed il direttore di quei lavori arch. Cerchia.
E’ bene ripercorrere la polemica anche perché credo che tutto si trasferirà nelle aule di un Tribunale, dopo l’invito fatto dall’arch. Cerchia all’architetto Fraternali a rivolgersi alla Procura. L’architetto Fraternali aveva espresso dubbi sul materiale usato: ”Non è pietra di Bisaccia, anche perché non credo sia facile procurarsene una quantità simile ad un prezzo ragionevole. Si tratta di pietra bianca, non so di che tipo”. A questa affermazione l’arch. Cerchia ha replicato dicendo “di aver portato i campioni delle varie tipologie di pietre ad un laboratorio accreditato, che ha confermato la loro denominazione.
”In verità una cosa è la denominazione di una pietra, altra cosa è l’attestazione delle sue caratteristiche. La pietra – secondo capitolato – avrebbe dovuto avere le seguenti caratteristiche: “pietra calcarea locale chiara, di prima scelta, marcato CE conforme alla norma proveniente da un unica cava, con resistenza a carico mono assiale dopo le prove di gelività: 190-200 Mpa, segata e bocciardata”. Nel vedere le pietre poste in opera nascono molti dubbi: molte di esse sono già scheggiate e presentano evidenti lesioni; vi sono inoltre diffuse macchie evidentemente non coerenti con quella “prima scelta” richiesta dall’Amministrazione. Significativa è anche la dichiarazione dell’arch. Cerchia per quanto riguarda la pietra lavica dell’Etna: “La pietra viene lavorata a Mirto, in provincia di Messina, ma l’area d’estrazione è Campo Rotondo dell’Etna“. Così facendo l’arch. Cerchia corregge le sue dichiarazioni di qualche tempo fa in cui affermava che la “pietra lavica dell’Etna”, proveniva dalla cava della CALMEM s.r.l., Mirto, Messina.
Davvero strano è che per lavorare una pietra lavica si debbano percorrere circa 190 Km – questa è la distanza che divide Campo Rotondo dell’Etna dal piccolo comune di Mirto ( Me ) – dove non mi sembra ci siano opifici che lavorino la pietra lavica. Ma ciò sarà facile constatarlo attraverso quell’indagine della Procura che l’arch. Cerchia sollecita. Non viene però data ancora alcuna risposta ad una domanda da me posta qualche giorno fa : perché sono state di gran lunga aumentate le superfici oggi realizzate in basalto lavico dell’Etna ? ( pavimentazione della viabilità tra il Banco di Napoli e via Nappi , marciapiedi sul lato di palazzo Ercolino, viabilità e marciapiedi nel tratto Banco di Napoli – Prefettura ). Ed è strano che tale soluzione sia stata avallata dalla Soprintendenza che con una sua nota del 4/8/2014 aveva “definito univocamente il materiale che sarà adottato per la pavimentazione – pietra calcare locale, tipo Bisaccia – A cosa è stata dovuta questa inspiegabile variante? Perchè la Sovrintendenza ha mutato il suo precedente apodittico parere? Quali sono stati i motivi di questa variante ad un progetto esecutivo già in fase di avanzata realizzazione? Ricordo a me stesso che la normativa sui LL.PP. dice che varianti sono ammissibili solo “per cause impreviste ed imprevedibili” che attengono a fenomeni non considerati in sede progettuale, né suscettibili di previsione secondo criteri di ragionevolezza. E poiché di queste strane varianti sul comune di Avellino ne sono state fatte tante auspico che finalmente ci sia un serio intervento di chi agisce a tutela della legalità”. E’ quanto afferma in una nota l’Arch. Claudio Rossano.

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