Quarta giornata per “Borgo dei filosofi” ad Avellino |
Quarta giornata per “Borgo dei filosofi” ad Avellino
Prosegue la rassegna a carattere internazionale del ‘Borgo dei filosofi’, promossa dall’omonima Associazione Internazionale, con il patrocinio della Provincia e dell’Assessorato alla Cultura del Comune capoluogo, Ancora si dibatte intorno all’attualità dei tre principi, capisaldi della Rivoluzione Francese: “Libertè, Egalitè, Fraternitè” e alla loro trasformazione nel comune sentire della comunità moderna. Bagno di folla. Si è registrato il tutto esaurito oggi nella tendostruttara del Corso Vittoria Emanuele, trasformatosi in questa settimana, nel polo culturale internazionale. Una finestra aperta sul mondo del libero pensiero, dalla quale si affacciano le teorie delle più prestigiose menti del panorama teoretico contemporaneo. Stamattina ad aprire il convegno è stata la lezione magistrale del professore Umberto Curi, sulla definizione di libertà e liberazione. Una intensa trattazione del termine partendo da Platone. Ha esaminato il concetto di libertà facendo riferimenti a S. Agostino e al grande filosofo greco.”Ci si trova in difficoltà quando bisogna definire la parola libertà, mentre risulta molto più semplice trovare una giusta spiegazione riguardo a cosa non consiste la libertà”, ha spiegato il professore veronese. Dunque, è più facile dire in cosa non consiste il termine libertà, piuttosto che parlarne in termini positivi cercandone una definizione. E lega questo concetto richiamando un cantautore, allontanandosi dunque dal contesto filosofico dei grandi pensatori, ma non abbandonando la prospettiva di studio. Si riferisce a Giorgio Gaber e al testo di una sua canzone: ‘La Libertà’, nella quale esprime tutti i concetti di una libertà che la si vive solo non vivendo altre condizioni e dando un’unica espressione positiva al termine, quando la accosta alla partecipazione. Prosegue la sua disamina in merito alla libertà attraverso un percorso storico, addentrandosi nel racconto del mito, inteso come mythos, termine greco, che, per 4 secoli, ha significato ‘racconto’. E dunque ha affascinato le centinaia di studenti intervenuti esponendo la sua teoria sulla base del ‘racconto della caverna’, secondo il quale l’uomo vive incatenato, al buio di una grotta, senza aver percezione della vita esterna, cioè senza sapere cosa ci sia oltre quella realtà illusoria in cui da sempre vive. Fino a quando, liberandosi dalle catene, riesce a fuoriuscire da quella prigione che è la caverna, ma non è quella la libertà raggiunta, quanto l’inizio del percorso per una liberazione assoluta. Quell’uomo sarà veramente libero solo quando riuscirà a rientrare nella caverna e liberare gli altri che ancora vivono prigionieri. A conclusione dunque del suo percorso storico, ha chiuso affermando che “la libertà non è soltanto l’essere liberati dalle catene né soltanto l’essere divenuti liberi per la luce, ma l’autentico essere liberi è essere liberatori dal buio. La ridiscesa nella caverna non è un divertimento aggiuntivo che il presunto “libero” possa concedersi così per svago, magari per curiosità, ma è soltanto, il compimento autentico del divenire liberi”. Tante considerazioni e molti quesiti hanno seguito l’intervento del professore Curi, continuato dopo con l’interessante lezione magistrale di Francesco Tomatis, che ha relazionato in merito alla trascendenza della Trinità. Dopo il suo intervento pregnante, significativo, profondo, durante il quale ha espresso le diverse connessione tra i principi rivoluzionari e la trascendenza della trinità, si è cordialmente trattenuto con gli studenti per un dibattito teoretico. Cresce l’attesa nel pomeriggio per Giuseppe Riconda e per Marco Tarchi.