Tony Lucido denuncia: il Criscuoli senza ortopedici

Tony Lucido denuncia: il Criscuoli senza ortopedici
“Da fine dicembre, il dott. Giglio è andato in pensione chiudendo così la sua esperienza di lavoro come specialista ortopedico presso l’ospedale ”Criscuoli“ di Sant’Angelo dei Lombardi, dove ha fornito la sua apprezzata attività specialistica per circa dieci anni”. E’ quanto afferma in una nota il …

Tony Lucido denuncia: il Criscuoli senza ortopedici

“Da fine dicembre, il dott. Giglio è andato in pensione chiudendo così la sua esperienza di lavoro come specialista ortopedico presso l’ospedale ”Criscuoli“ di Sant’Angelo dei Lombardi, dove ha fornito la sua apprezzata attività specialistica per circa dieci anni”. E’ quanto afferma in una nota il Coordinatore Difesa ospedale Criscuoli, Tony Lucido. “Migliaia – prosegue Lucido – sono stati gli interventi e le prestazioni offerte, tutte di grande livello professionale; diverse migliaia sono state le consulenze e le visite di controllo assicurate all’utenza dell’Alta Irpinia. Lo stimato ortopedico è stato indotto ad andare in pensione in anticipo rispetto ai suoi programmi per le disattenzione, le mortificazioni ricevute e la situazione complessiva sanitaria in cui versa il bistrattato nosocomio santangiolese. Con il dott. Giglio , si estingue così l’organico degli ortopedici, sapientemente previsto a suo tempo. Per le stesse motivazioni, mesi addietro, anche il dott. G. Palermo aveva lasciato anzitempo, tra tanti rimpianti, l’attività ospedaliera. La maggior parte delle prestazioni di pronto soccorso richiedono di norma l’assistenza dell’ortopedico e tra queste quasi tutte alla fine necessitano dell’intervento dello specialista traumatologo. Quindi già dal 16 dicembre un pronto soccorso dimezzato, nonostante l’impegno, la professionalità e l’abnegazione dei medici, degli infermieri e degli operatoti tutti. Niente ortopedici. Una popolazione di circa 70mila abitanti, un territorio che comprende paesi e comunità che va da Montella a Monteverde, da Frigento a Sant’Angelo, da Lioni a Bisaccia senza ortopedici per il pronto soccorso e nemmeno per le attività ambulatoriali. Da oggi, più che in passato, per ogni trauma, per ogni infortunio, bisogna ripartire alla volta di ospedali lontani,spesso lontanissimi. Già da alcuni mesi, con assurdi provvedimenti erano state chiuse improvvidamente le UU. OO. di Pediatria e di Ostetricia e Ginecologia, privando così questo territorio ed i suoi abitanti del sacrosanto diritto all’assistenza pediatrica, ostetrica e ginecologica ospedaliera. Parte del personale, a richiesta e su sollecitazione varie, venne assegnato subito agli ospedali di Ariano e Solofra; altro personale è stato utilizzato nell’ambito dell’ospedale, al fine di assicurare comunque efficienza ed efficacia all’assistenza sanitaria anche per un abbattimento dei costi. Ora su discutibili pressioni e sollecitazioni varie, i medici in servizio presso l’ospedale Criscuoli, pediatri, ginecologi, ostetriche e vigilatrici di infanzia sono stati trasferiti ad Ariano Irpino, ad arricchire ancora di più gli organici di quelle divisioni. Tutto questo in nome di una legge regionale, la n.16, di fatto poi annullata, mai applicata in Campania, valida però solo quasi a sfregio per Sant’Angelo dei Lombardi, con chiusure, soppressioni ed accorpamenti vari. Mentre altri ospedali, nella nostra stessa regione (alcuni ai limiti delle norme di tutela e sicurezza), continuano a conservare strutture, reparti, divisioni, ecc…. . I responsabili finali di questi provvedimenti di dubbia legittimità, senza alcuna logica e visione territoriale, senza apprezzabili effetti economici e contenimento dei costi, sono stati il dott. Giordano, il dott. Tarsia ed il loro staf – enturage, nonché i loro “mandanti politici”. Quel poco che c’era ce lo hanno tolto tra tante complicità, personalismi, carrierismi vari e silenzi assordanti. Sulla questione si fa appello affinchè i magistrati inquirenti, i Procuratori della Repubblica di Sant’Angelo, di Ariano e di Avellino, valutino, aldilà delle competenze proprie della politica, se con questi provvedimenti all’epoca avviati ed altri in itinere, viene leso il diritto alla salute e all’assistenza della popolazione dell’Alta Irpinia. Si fa appello al dott. d’Ascoli, conosciuto anni addietro, affinchè si inverta la rotta, si ridia credibilità alle istituzioni, e lo si faccia ragionando seriamente e no per slogan come fanno alcuni (volete l’ospedale sotto casa, mettiamo gli elicotteri ed ambulanze più veloci, ecc….). L’assurdo è che politici di varia estrazione, addirittura di poli opposti, della nostra stessa provincia, hanno sposato appieno politiche e logiche ed anche il linguaggio napoletano centrico, mentre l’Assessore Regionale alla sanità vuole convincere le popolazioni dell’Alta Irpinia, che ancora non avevano raggiunto il minimo di assistenza sanitaria ospedaliera, alla nuova filosofia della deospedalizzazione della sanità: filosofia e politica valida per i centri metropolitani, ed in particolare per Napoli, dove si susseguono a breve distanza ospedali. E’ un paradosso che il sazio, l’obeso, vuole convincere il digiuno, il morto di fame, a stare a dieta e mangiare di meno…… . Altri ci parlano della grande eccellenza del polo riabilitativo Don Gnocchi, meritevole anche della nostra stima e apprezzamento, quasi come se fosse esaustivo anche della assistenza sanitaria dell’emergenza, ma sono in molti a domandarsi la necessità se non la indispensabilità prima della salvezza e successivamente della qualificata riabilitazione. Lo stesso polo riabilitativo è a rischio senza una qualificata emergenza. Ai sindaci, ai politici, alle organizzazioni sociali, sindacali e politiche, ai cittadini, il diritto – dovere di difendere la dignità delle zone interne , aprendo, se necessario, un confronto serio sui problemi, in primis, della sanità. In certe zone lo stato, pur in una politica di contenimento dei costi, deve essere presente strategicamente, altrimenti si va verso la desertificazione di territori come l’Alta Irpinia se si aboliscono i servizi fondamentali. E sul fronte delle spese siamo pronti a sfidare, in confronti pubblici od anche presso le autorità competenti, sulle economicità dei piccoli ospedali e sulla utilità degli stessi e del nostro in modo particolare. Tutti questi provvedimenti, questa negazione di diritti, questa mortificazione delle intelligenze, vengono poste in essere in un silenzio assordante di politici ed amministratori, di sindacati ed organizzazioni varie, tutti ormai come recentemente affermava Mons. Alfano, Arcivescovo, “quasi rasseganti ad una fine inesorabile”. Oggi, al contrario del passato, il vero coraggio non è nell’andare via, ma è nel restare in questa terra tanto amata, a volte tradita dalla natura, ma spesso ancora di più dagli uomini”.

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