Campania, prima in Italia per parti cesarei

Campania, prima in Italia per parti cesarei
Il nostro Paese è fanalino di coda nella classifica europea dei parti vaginali ed è caratterizzato da una grande disparità a livello regionale. I numeri sono davvero significativi: il livello medio dei parti cesarei in Italia è del 40% (praticamente il doppio di quanto indicato nelle linee guida del…

Campania, prima in Italia per parti cesarei

Il nostro Paese è fanalino di coda nella classifica europea dei parti vaginali ed è caratterizzato da una grande disparità a livello regionale. I numeri sono davvero significativi: il livello medio dei parti cesarei in Italia è del 40% (praticamente il doppio di quanto indicato nelle linee guida del Ministero e decisamente superiore al 15% indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità), ma in alcune regioni, come la Campania, il tasso di nascite con cesareo può arrivare a sfiorare il 70%. Per questa ragione la Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO), l’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (O.N.Da) e la Società’ Italiana Medici Manager (SIMM) hanno presentato all’OMS una mozione per avviare una collaborazione con il governo italiano per ridurre drasticamente il numero di parti cesarei. Campania (61,80%), Sicilia (52,91%), Molise (52%), Puglia (50,60%) e Basilicata (48,19%): ecco le regioni che detengono la maglia nera per il numero di cesarei praticati. La responsabilità sarebbe da ascrivere, secondo gli esperti, non solo ai medici che spesso preferiscono praticare un rapido e pulito taglio cesareo piuttosto che favorire un parto spontaneo, ma anche delle disparità a livello regionale per ciò che riguarda l’accesso all’anestesia epidurale. Come spiega Walter Ricciardi, presidente della SIMM, anche se “il Servizio Sanitario Nazionale si è fatto promotore della diffusione delle tecniche analgesiche durante il parto per via vaginale, ha lasciato alle Regioni la responsabilità per l’applicazione e questo sta creando grandi squilibri”

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