Il Garante della privacy, nella sua relazione annuale sull’attività 2016 presentata a Montecitorio, ha lanciato un vero e proprio allarme web.
Si è partiti con il denunciare i “grandi fratelli che governano la rete”, come detto dal presidente dell’Autorità Antonello Soro, ovvero quel numero esiguo di aziende “monopoliste del web” che dispone di “tutti i mezzi per indirizzare la propria influenza verso ciascuno di noi, con la conseguenza che un numero sempre più grande di persone – tendenzialmente l’umanità intera – potrà subire condizionamenti decisivi”.
Se da un lato, infatti, il mondo della rete ha offerto grandissime possibilità di sviluppo e di libertà, dall’altro lato conferma il suo essere trappola pericolosa soprattutto se si tratta di bambini. A discapito di responsabilità e consapevolezza, partendo prima di tutto dagli adulti.
In base a ricerche molto recenti, infatti, la relazione evidenzia come “la pedopornografia in rete e soprattutto nel dark web è in crescita vertiginosa”: nel 2016 sono state censite ben due milioni di immagini, circa il doppio rispetto a quelle registrate durante l’anno precedente. E la “fonte involontaria sono i social network in cui genitori postano le immagini dei figli”.
Collegato a questo, un problema di non facile risoluzione è anche quello della Cybersecurity: nel 2016 infatti ci sono state segnalazioni per la violazione dei dati personali da parte di 15 soggetti pubblici e 43 importanti fornitori di servizi di comunicazione elettronica.
“Nel 2016 gli attacchi informatici hanno causato alle imprese italiane danni per 9 miliardi di euro, ma solo il 20 per cento delle aziende fa investimenti adeguati per la protezione del proprio patrimonio informativo”.
Si è posta l’attenzione, ancora, sulla violenza legata al mondo del “virtuale”. “Se sul web la libertà si esprime in ogni sua potenzialità anche la violenza, specularmente, non conosce limiti. Dalla violenza verbale da parte di chi, in rete, supera ogni freno inibitorio erroneamente confidando nell’anonimato fino all’estremo dell’esibizione online di atti omicidi, da parte dei loro stessi autori, in un crescendo di lucidissima follia”.
La Relazione del Garante ha incluso, tra i diversi argomenti, anche quello relativo al fastidioso “telemarketing selvaggio”: da febbraio 2011 a fine 2016 sono giunte 25.000 segnalazioni da parte di persone che si sono iscritte al registro (attivo dal 2010) di chi non voleva ricevere proposte pubblicitarie e, nonostante questo, sono state raggiunte da offerte aziendali.