Solofra si mobilita in difesa del Landolfi: “Depotenziamento studiato a tavolino”

Uomini e donne questa mattina al fianco di amministratori ed organizzazioni sindacali per un sit it in difesa dell’ospedale Landolfi. L’obiettivo: ribadire il ‘no’ all’atto aziendale dell’Asl Avellino ed al progessivo ridimensionamento della struttura ospedaliera di via Melito a partire dal reparto di Ortopedia passato da unità operativa complessa ad unità operativa semplice.

Quella di oggi è l’ennesima manifestazione in difesa del presidio ospedaliero che pare destinato a vivere in uno stato di continua emergenza. “Noi vorremmo non più rincorrere le emergenze, spiega Marco D’Acunto – FP Cgil – vorremmo un disegno per questa struttura ma anche per le altre dell’Asl. Questa è una struttura che dal Piano sanitario regionale deve ricevere altro: posti che non sono mai stati attivati – come la terapia intensiva e la rianimazione – e quanto può fare di questo ospedale un punto di riferimento per tutta la valle dell’Irno”. Ed ancora. “Depotenziare una struttura in un sistema a rete come viene immaginato vuol dire depotenziare tutta l’offerta sanitaria in questo territorio. Non vorremmo che le promesse fatte prima della campagna elettorale alle strutture sanitarie private di questa regione vengano concretizzate attraversi questi strumenti. Chiediamo un confronto con l’Asl perchè abbiamo da dire la nostra”.

Contro l’atto aziendale il sindaco di Solofra Michele Vignola ribadisce la linea dura e la decisione di impugnare il provvedimento davanti al tar. “Noi – spiega – abbiamo già deliberato di impugnare l’atto aziendale, si sta già lavorando all’impugnativa dell’atto aziendale che andrà avanti. Lo depositeremo entro i sessanta giorni poi, dopo, fino all’udienza la politica e le istituzioni hanno sempre il tempo di far sentire la loro voce. E rivedere le decisioni che sono state assunte. Solo in quel caso, con atti scritti, concreti, sostanziali noi potremo fermare la macchina del ricorso”. E la delegata alla sanità di palazzo Orsini Alba Maffei: “questo ospedale è nato come Dea di secondo livello nel corso degli anni, però, i posti letto sono stati di volta in volta ridotti attuando un depotenziamento che secondo me è stato studiato a tavolino. Alla fine ci ritroveremo con una struttura che offrirà unicamente dei servizi ambulatoriali. Riteniamo, come cittadini ed amministratori, che la Morgante abbia fatto un atto aziendale frettoloso che non tiene conto delle esigenze del territorio”.

Il primo cittadino di Montoro Mario Bianchino, dal canto suo, mette in guardia dall’applicare al sistema del welfare logiche ragionieristiche: “lo stato sociale esiste nel momento in cui nel Paese esistono servizi a favore del cittadino. E la qualità dei servizi offerti fa la qualità dello Stato. Se noi diamo priorità al criterio economicistico salta ogni ragionamento”.

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