Ex Caso ridotta a maxi discarica, blitz Gdf |
Ex Caso ridotta a maxi discarica, blitz Gdf
L’area dell’ex ditta Caso ridotta ad una maxi discarica abusiva di rifiuti tossici e altamente inquinanti. L’insediamento è stato posto sotto sequestro dalla guardia di finanza di Avellino. All’atto dell’intervento, preceduto da una intensa attività di indagine e di appostamenti, gli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria, agli ordini del tenente colonnello Maurizio GUARINO, si sono trovati dinnanzi uno scenario di eccezionale degrado: sulla nuda terra erano ammassati rottami di vario tipo e natura, materiale ferroso corroso dalla ruggine, carcasse di autoveicoli (autocarri ed autovetture), vecchi pneumatici, bombole di G.P.L., frigoriferi ed altri elettrodomestici cd. “bianchi” (contenenti gas nocivi), contenitori di vernice e solventi vari, materiale di risulta di provenienza edile, notevoli quantitativi di medicinali scaduti, materiale plastico, fusti con residui di contenenti oli esausti, guaine contenenti bitumi e “lana roccia” oltre a resti di materiali di copertura per fabbricati tra i quali, per la loro valenza di pericolosità, spiccavano “onduline” di cartone catramato e lastre di ETERNIT (contenenti amianto). Nel perimetro dell’area, in stato di completo abbandono, erano ricompresi i resti di ben 7 capannoni in muratura le cui originarie coperture in ETERNIT risultavano per la maggior parte ridotte in frammenti e disperse sul terreno, cedendo ad aria e terreno (e di conseguenza alla sottostante falda acquifera) il loro potenziale mortale. La quantificazione dei rifiuti, approssimativamente pari a 350 metri cubi, è risultata sin dall’inizio particolarmente difficile a causa della varietà e della quantità dei materiali rinvenuti: la stessa proseguirà anche nella giornata odierna, beneficiando inoltre della specifica competenza professionale di funzionari dell’A.R.P.A.C. di Avellino onde valutare con accettabile grado di corrispondenza al vero il livello di pericolosità per la salute pubblica dell’intera area. Di particolare rilievo la circostanza che in prossimità della vera e propria “discarica a cielo aperto” si trovassero, in attività, ben 2 aziende che senza consapevolezza esponevano il personale dipendente ai rischi connessi alla vicinanza con una zona ad alto tasso d’inquinamento. Tutti i 65.600 metri quadri circa dell’area, i 7 capannoni in essa ricompresi ed il materiale rinvenuto venivano sottoposti a sequestro e nei confronti della persona cui veniva ricondotta la proprietà del terreno, tale G.A. (di anni 48), di origini calabresi, scattava la denuncia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Avellino in quanto nei sui confronti si rilevavano gli estremi del reato di cui all’articolo