“Sono colpevoli, condannateli”. Così il pubblico ministero Vittorio Teresi nell’ambito del processo sulla trattativa Stato-Mafia. Fra gli imputati c’è pure l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino, accusato di aver detto il falso: per lui la procura chiede una condanna a 6 anni.
I fatti sono accaduti tra il 1992 e il 1994, alle bombe mafiose (Capaci e via D’Amelio nel ‘92, gli attentati in continente nel ‘93 e quello fallito allo stadio Olimpico di Roma nel ‘94) sarebbe seguito il tentativo di interromperle attraverso il dialogo con la mafia.
L’accusa a Mancino è scaturita dalle parole dell’allora Ministro della Giustizia Claudio Martelli con cui mise nei guai l’ex ministro dell’Interno Mancino. “Mi lamentai con lui del comportamento del Ros”, mise a verbale Martelli davanti ai giudici di Palermo. “Mi sembrava singolare che i carabinieri volessero fare affidamento su Vito Ciancimino”.
Martelli aveva affermato di avere chiesto conto a Nicola Mancino dei colloqui riservati fra gli ufficiali del Ros e l’ex sindaco di Palermo. Mancino ha sempre negato: ha detto di non avere mai parlato del Ros e di Ciancimino con Claudio Martelli. “Dice il falso”, accusano invece i pm.
La prossima settimana parleranno gli avvocati di parte civile: il Centro studi Pio La Torre, il Comune di Palermo, l’associazione Libera, l’associazione Familiari delle vittime della strage dei Georgofili, la Presidenza del Consiglio dei ministri, la Presidenza della Regione Sicilia e l’ex capo della Polizia Gianni De Gennaro (parte lesa dal reato di calunnia contestato a Ciancimino).
Nella successiva udienza sarà il turno dei difensori degli imputati per contrastare la narrazione dei pm e ribaltarne l’epilogo. La sentenza della corte d’assise è prevista per il mese di aprile.