“Dopo il giusto tempo per smaltire quanto accaduto, dopo parole di ogni tipo e colore, trovo opportuno dire la mia su quanto accaduto nella nostra città alle amministrative, ormai archiviate il 24 giugno 2018” inizia così la lunga nota a firma di Maria Rusolo, presidente Avellino Città ideale.
“Se dovessi dire immediatamente la verità, dovrei dire con una certa cruda franchezza che non mi aspettavo un esisto di questo tipo per Avellino, e non solo perché io fossi candidata con la coalizione di centro- sinistra, ma perché in tutta onestà non riesco a cogliere aspetti positivi in questo tipo di situazione che restituisce una incertezza nella gestione, un linguaggio privo di contenuti ed una politica ridotta in ginocchio. Se questo è il rinnovamento da più parti auspicato, devo aver lottato in questi anni per cose sbagliate, o devo essermi distratta in qualche passaggio della mia formazione politica e culturale”.
“La parola più comune e ‘ripetibile’, tralasciando le battute di pessimo gusto, le offese personali, ed un linguaggio più adatto ad un carcere di massima sicurezza, che ad una società civile, è ‘anti- sistema’. Per un mese, ho provato in ogni circostanza che il termine non ha alcun significato, che il sistema, inteso come compenetrazione tra elementi, a volte anche diversi, quando trova in esso una felice compenetrazione e sintesi, anche ove frutto del contraddittorio tra diverse posizioni, è indispensabile per gestire ed evitare l’anarchia e l’annientamento degli ultimi, degli emarginati, degli elementi più deboli all’interno di ogni società. L’anti- sistema è l’alibi che ogni uomo senza virtù si concede per non essere stato un cittadino consapevole e cosciente della comunità, una forma di deresponsabilizzazione al cospetto di un mondo che argina, uccide ed annega bambini senza pietà”.
“Parole costanti e ripetute che nel tempo finiscono per divenire ‘credo’ per qualcuno, che alimentano quelli meno capaci, meno preparati, meno umani, meno pronti all’ascolto. Perché guardate che arrivate tardi, chi scrive, con un manipolo di pazzi, sono anni, quasi un decennio che predica la necessità di una radicale trasformazione culturale della politica, che rimetta al centro della discussione la comunità dei giovani, dei lavoratori, dei diversi, degli uomini e delle donne, in cammino. Mai ci siamo sognati di pensare che la nuova classe dirigente per affermarsi avesse bisogno di negare che abbiamo vissuto in un mondo fatto di benessere e di diritti, per i quali altri uomini hanno lottato e sono morti. La crisi economica, troppo lunga e con una Europa troppo debole, ha determinato una chiusura che si sente ovunque, la politica del piccolo interesse ha fatto il resto, ed alla mia generazione non resta che la difficoltà di riannodare i fili della storia perché tutto possa assumere finalmente una dimensione più umana, e meno di rabbia”.
“Quanto accaduto ad Avellino, è in fondo meno di una sconfitta, è la possibilità di metterci in discussione seriamente, andando oltre le polemiche, ed il posizionamento personale, mostrando davvero quanta attenzione ed amore abbiamo per una città che ha perso punti di riferimento e la voglia di parlare un linguaggio di verità, bellezza ed armonia. Si comincia così, restando umani, prendendo una posizione netta su chi raggiunge le nostre terre perché disperato, su chi perde il lavoro, sulle donne che hanno sempre meno tutele, sui bambini soli ed in difficoltà, sui giovani a cui si deve offrire formazione ed opportunità. Ecco non abbiamo più tempo da perdere in chiacchiere, ed in slogan pubblicitari, abbiamo un solo tempo, ed un solo spazio, questo! Ed è da qui che dobbiamo ripartire”.
“‘Il mio ideale politico è l’ideale democratico. Ciascuno deve essere rispettato nella sua personalità e nessuno deve essere idolatrato. Per me l’elemento prezioso nell’ingranaggio dell’umanità non è lo Stato, ma è l’individuo creatore e sensibile, è insomma la personalità; è questa sola che crea il nobile e sublime, mentre la massa è stolida nel pensiero e limitata nei suoi sentimenti’.”