Buste paga truccate: condannati tre dipendenti comunali di Atripalda

Sono stati condannati i tre dipendenti del comune di Atripalda responsabili di avere manomesso il sistema informatico del Comune per inserire nelle loro buste paga voci stipendiali non dovute.

Al termine di un lungo e complesso iter giudiziario, è emerso un danno certo e attuale patito dal Comune di Atripalda pari ad euro 162.060,00 oltre rivalutazione e interessi, corrispondenti agli importi fraudolentemente percepiti da tre dipendenti.

Come funzionava

Secondo una dettagliata ricostruzione dei fatti, la vicenda sarebbe stata ideata nel 2009 da uno dei tre dipendenti comunali con l’inserimento nelle proprie buste paga di alcune voci stipendiali – non dovute – per far lievitare i propri emolumenti mensili.

Per concretizzare l’operazione si era resa necessaria la complicità di una collega di lavoro, addetta all’Ufficio Ragioneria che avrebbe così predisposto mandati di pagamento, ideologicamente falsi, sulla scorta dei dati informatici anch’essi ideologicamente falsi inseriti nel sistema informatico.

Tali mandati di pagamentoerano poi stati firmati dal funzionario responsabile senza che questi potesse però accorgersi della modifica compiuta alle buste paga, poichè i mandati riguardavano complessivamente il pagamento per tutti i dipendenti.

Verifica e denuncia

Per non destare sospetti ed uniformare il trattamento economico dei dipendenti risultante dalle buste paga alterate, sarebbe poi stata attribuita la voce stipendiale non dovuta (“indennità chilometrica”) ad altri dipendenti, certamente al corrente del meccanismo fraudolento.

Una vicenda andata avanti per diversi anni, fino al febbraio del 2015, quando era stata scoperta l’anomala situazione attraverso una verifica interna.

Nei confronti dei soggetti coinvolti, era stata presentata denuncia all’autorità giudiziaria con il successivo rinvio a giudizio dei tre dipendenti del Comune di Atripalda per il reato di truffa e di falso in concorso con il sequestro preventivo fino a concorrenza di euro 71.850,00 nei confronti di Vecchione Antonietta, di euro 68.060,00 nei confronti di Iandoli Luigi e di euro 22.150,00 nei confronti di  Iandolo Irene.

Il sequestro preventivo non sarebbe stato invece disposto nei confronti di un quarto dipendente di Atripalda in considerazione del fatto che costui aveva restituito l’importo di euro 8.580,00, pari alla somma indebitamente percepita a titolo di indennità chilometrica dal giugno 2013 al gennaio 2015.

La sentenza

Ora è stata emessa la sentenza dalla Sezione Giurisdizionale regionale per la Campania (composta dai  magistrati, Salvatore Nicolella, Robert Schülmers von Pernwerth, Benedetta Cossu) che ha così stabilito: condanna Vecchione Antonietta, Luigi Iandoli e Irene Iandolo a pagare, in favore del Comune di Atripalda, la somma di € 162.060,00, oltre alla rivalutazione monetaria e agli interessi compensativi da calcolarsi, dalla data dei singoli mandati di pagamento e sino alla pubblicazione della presente sentenza, secondo i criteri indicati e con obbligo di corrispondere gli interessi legali, dalla data della pubblicazione della presente sentenza e sino al soddisfo, sulla somma in tal modo rivalutata.

Inoltre condanna gli stessi a pagare all’Erario, in via solidale (ma con la ripartizione, precisata in motivazione, nell’ambito del loro rapporto interno), le spese di giudizio pari a € 621,00.

Dichiara che il sequestro conservativo disposto ante causam nei confronti di Vecchione Antonietta e Luigi Iandoli si converte in pignoramento nei limiti dell’importo complessivo di condanna.

 

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