di Emanuele de Girolamo
Nel corso della seconda riunione in videoconferenza, la Commissione medico scientifica della FIGC ha tracciato le linee guida del protocollo sanitario di garanzia per la ripresa degli allenamenti, finalizzati alla ripartenza dei campionati professionistici.
“Lavoriamo senza fretta, ma senza sosta per farci trovare pronti quando le istituzioni ci daranno il via”, ha detto il presidente della Figc, Gabriele Gravina.
Il protocollo prevede una serie di prescrizioni e raccomandazioni per l’individuazione e la conservazione di un ‘gruppo squadra’ formato, oltre che dai calciatori, anche dallo staff tecnico, dai medici, dai fisioterapisti, dai magazzinieri e dal personale più a stretto contatto con i calciatori, che risulti completamente ‘negativo’.
La Commissione raccomanda il ritiro chiuso almeno per il primo periodo di allenamento (modello preparazione estiva), propedeutico alla piena ripresa dell’attività e con la sorveglianza del medico sociale e/o del medico di squadra.
Il ritiro sarà preceduto da uno screening (72-96 ore prima di iniziare) a cui si dovrà sottoporre tutto il ‘gruppo squadra’. Tali indagini prevedono, oltre all’esecuzione del test molecolare rapido e del test sierologico (con la tipologia che sarà indicata dalle autorità competenti), un’anamnesi accurata, una visita clinica (valutazione degli eventuali sintomi e misurazione della temperatura corporea) ed esami strumentali e del sangue.
La FIGC ha pensato che, per facilitare l’espletamento di tutte le procedure di screening e favorire una migliore organizzazione logistica, si possa prendere in considerazione la possibilità di consigliare una ripartenza a tre velocità: priorità alla Serie A, per poi proseguire con Serie B e Serie C.
Il luogo per l’allenamento deve essere sanificato, così come il Centro Sportivo, le palestre, gli spogliatoi e gli alberghi qualora i club non abbiano una propria sede per il ritiro.
Ipotesi fattibili per la Serie A, visti i costi elevati di tutte le procedure messe in preventivo dalla Commissione medica. Molto meno per la Lega Pro e per qualche società di Serie B.