La lunga e tuttora incompleta storia del tunnel di Avellino ha insegnato nulla.
Da quasi 12 anni si attende la realizzazione dei 490 metri di sottopasso che collegano Via Luigi Amabile con Rampa San Leonardo.
Si è perduto il conto dei soldi elargiti ai tecnici, imprese di costruzioni e affini.
Come si è perduto il numero delle promesse registrate – specialmente nelle varie campagne elettorali – che assicuravano la pronta realizzazione di un’opera che appare uno spillo rispetto a quella faraonica che ha in mente il presidente della Provincia di Avellino: il traforo del Partenio.
Altro buco
Vecchio tunnel, nuovo traforo, un altro buco per tirare fuori soldi pubblici destinati ai privati, con seri dubbi circa la necessità di un’opera i cui tempi di realizzazione è difficile prevedere.
Soldi per progettazione, studio di fattibilità, studi tecnici pronti a pronunciari in merito ai quesiti, imprese di costruzioni in predicato di partecipare al bando per l’assegnazione dei lavori.
I costi? Inutile parlarne perchè lieviteranno in modo esponenziale rispetto a quelli immaginati.
Intanto si comincia a spendere un pò di soldi per fare lavorare professionisti e studi tecnici.
A giorni saranno affidati gli incarichi ai valenti esperti pronti a studiare (lautamente pagati, è ovvio) come fare il buco sotto la montagna di Montevergine.
Si parla di 150mila euro, tanto per iniziare. Soldi che magari potevano essere destinati all’acquisto di mascherine, di questi tempi, riscontrando sicuramente maggiore consenso da parte della popolazione che ancora non ha capito a cosa possa servire quel tunnel.
Soldi che potevano essere utilizzati per la sistemazione di strade disastrate, lungo la rete delle Provinciali.
Ottanta milioni
Per la realizzazione del traforo del Partenio, che dovrebbe misurare tre chilometri e 800 metri, si parla di una spesa di 80 milioni di euro
C’è pure chi si azzarda a fare previsioni per la realizzazione dell’opera. Facendo un pagarone con il tunnel di Avellino, in 45-50 anni si potrebbe vedere completato il traforo del Partenio.
In modo concreto, il comitato “No Traforo” (una specie di “no tav” ma con con argomentazioni realistiche) ribadisce con forza la sua contrarietà alla realizzazione del traforo del Monte Partenio, replicando immediatamente all’annuncio del presidente Domenico Biancardi per il quale il progetto deve senz’altro essere realizzato.
Ecco il comunicato del comitato “no traforo”.
“Apprendiamo dai giornali che in questi giorni il Presidente della Provincia prova a dare seguito alla sua idea del tunnel sotto il Partenio, affidando incarichi per il progetto di fattibilità tecnica ed economica.
Se è vero che la crisi pandemica segnerà la storia di questo secolo, con enormi ricadute sui settori economici, produttivi, sociali, sanitari, è difficile comprendere come il perseguimento di obiettivi di modifica e trasformazione di un territorio e che incidono sulla vita delle comunità possano essere ancorati a visioni del tutto disarticolate da quelle che dovrebbero i target da perseguire nel post pandemia: partecipazione, condivisione, tutela ambientale, monitoraggio e controllo delle ricadute ambientali economiche e produttive.
È necessario, ora più di prima, effettuare scelte oculate che indirizzino le risorse pubbliche verso uno sviluppo sostenibile ambientalmente e che dia ricadute effettive sul territorio. L’idea di spendere in per un’opera che richiederà anni per poter essere messa in cantiere, oltre ad essere impattante e inefficace, ci appare lunare in questa fase, in cui andrebbero messe in campo le risorse per completare le opere già avviate e cantierabili, a partire dalla Paolisi-Pianodardine e dall’adeguamento e potenziamento del trasporto su ferro, piuttosto che di quello su gomma.
In più, l’attivismo di questi giorni sembra voler eludere il confronto democratico su queste questioni, confidando nell’impossibilità da parte di cittadini e associazioni di potersi confrontare in iniziative pubbliche di discussione, di analisi e di contrasto a tali scelte.
Come comitato ci ripromettiamo di riprendere appena sarà possibile il lavoro da dove lo avevamo lasciato, organizzando momenti di riflessione pubblica sull’argomento. Nel frattempo ribadiamo con questa nota la nostra contrarietà all’opera, e al modus operandi del Presidente della Provincia”.