Centinaia di persone in quarantena, nell’Arianese, ma potevano essere tante di più.
C’era da aspettarselo, dopo avere scoperto che ad Ariano Irpino ci sono sessanta persone risultate positive al covid-19.
Potrebbero essere ancora di più, considerando che oltre 4.000 soggetti non sono stati sottoposti all’esame sierologico e quindi al possibile tampone.
Ora i contatti delle 60 persone positive sono finiti in isolamento: ufficialmente sono 170 persone ma il numero poteva essere maggiore, poichè molti hanno magari evitato di ammettere il contatto con i “positivi” per evitare la quarantena.
Parliamoci chiaro: fortunatamente il virus ha perso il suo vigore iniziale, il rischio di contagio si è affievolito, altrimenti la situazione sarebbe tornata ad essere drammatica nel comune dove fu istituita la zona rossa.
Mettere solo adesso 170 persone in isolamento, oltre i 60 positivi (il dato è emerso dieci giorni fa…), conferma la pessima gestione della situazione sanitaria in provincia di Avellino e in modo particolare ad Ariano Irpino dove dall’inizio si sono evidenziate criticità di ogni genere.
Fortunatamente non succederà altro e i manager della sanità potranno magari impettirsi e raccontare di essere stati eccellenti nella gestione del dopo-covid.
Chi ha vissuto certe problematiche e contato amici o parenti morti, assistito a pazienti in gravissime condizioni di salute, oppure chi è scampato alla morte, sa benissimo come sono andate le cose. E riesce a raccontarlo meglio di qualsiasi inchiesta giornalistica o giudiziaria.
La magistratura sannita (competente per territorio) sta continuando a svolgere oculate indagini per individuare eventuali responsabili per tante morti e per il contagio favorito da situazioni fuori da ogni protocollo sanitario.
Rispetto a quanto dichiarato al mattino dal dottore Carmine Grasso, che lavora presso l’ospedale Frangipane, secondo cui “la situazione contagi comincia ad essere sotto controllo”, questo è solo perchè il virus – secondo unanime parere di virologi ed esperti – ha perso vigore.
Piuttosto, ci si preoccupi di smaltire l’enorme lista di attesa di pazienti che attendono prestazioni ambulatoriali passate in secondo piano rispetto all’emergenza Coronavirus.
C’è gente che non è riuscita a curarsi adeguatamente e che rischia di morire per altre patologie, dopo essere scampata al covid-19.