Tariffe, i costi crescono più dell’inflazione

Tariffe, i costi crescono più dell’inflazione

Le tariffe crescono più dell’inflazione. E’ quanto emerghe dal rapporto 2009 sui conti dei comuni predisposto dall’Ifel, Istituto per la finanza e l’economia locale, la fondazione dell’Anci. In cinque anni aumenti record per rifiuti (+29,1%) e servizio idrico (+26,4%). Le tariffe locali aumentano ad un tasso superiore a quello dell’inflazione. Le tariffe di competenza degli enti locali sono cresciute in media del 3,5% all’anno, un tasso ben superiore all’inflazione. “Niente di nuovo sotto il sole, spiega Fiorentino Lieto responsabile per la provincia di Avellino della federconsumatori. Questa mattina la Cgil ha indetto uno sciopero nazionale e fra i motivi del contendere c’è anche quello del fisco”. “Beninteso quando noi parliamo di fisco non ci riferiamo solamente all’irpef ma anche e soprattutto alle tariffe dei servizi. Questi aumenti si ripercuotono in maniera diretta sulle tasche dei cittadini e pesano ancora di più sulle spalle di chi deve fare i conti con gli effetti della crisi economica”. Ed ancora. Questa mattina la Cgil scenderà in piazza anche e soprattutto per protestare contro un fisco ed una tassazione indiretta che letteralmente succhia via il danaro dalle tasche dei lavoratori. Quando il Governo dice di non aver messo le mani nelle tasche dei cittadini dice delle falsità visto che sono state create le condizioni per l’aumento della tassazione indiretta. Per quanto mi riguarda spero solo che questo lo studio condotto dall’Anci serva a risvegliare le coscienze della nostra classe politica”. Venendo ai dati: Cumulando gli aumenti, dal 2004 al 2009, la tassa o tariffa sui rifiuti (Tarsu o Tia) è cresciuta del 29%, l’acqua del 26,4%, gli asili nido del 12,3% e i trasporti urbani dell’11,4%. Del resto i Comuni non riescono a tagliare i costi e non possono liberamente manovrare la leva del fisco. Le tariffe diventano, così,  la scorciatoia delle loro emergenze di bilancio. Ma il rischio è che siano i cittadini a pagare le richieste del cosiddetto “Patto di stabilità”.

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