Emilia compirà 88 a luglio ma ha paura di non potere festeggiare il compleanno. Nonostante l’età, questa signora, lucida e combattiva, sarebbe capace di tenere testa a discussioni con medici e personale dell’Asl.
Non riesce a farlo, però, per assenza di interlocutori.
Telefonate a vuoto, quando va bene si sente il fischio del fax, attese snervanti, litigi in famiglia.
La signora Emilia racconta con dovizia di particolari: “A gennaio mio nipote Carmine ha effettuato la procedura per la richiesta di vaccinazione a mio nome, sulla piattaforma dell’Asl di Atripalda. E’ arrivata la mail dopo pochi giorni, sono stati bravissimi. Il 2 febbraio hanno scritto: le faremo sapere”.
Da quel giorno l’anziana donna ha contato le ore, è allettta da anni. Ha atteso però inutilmente di sentire bussare qualcuno alla sua porta per effettuare la vaccinazione. E allora ha denunciato il caso.
“Sono trascorsi esattamente 51 giorni, quasi due mesi, dalla conferma dell’Asl. Fortunatamente sono ancora viva e mi auguro di esserlo quando qualcuno finalmente deciderà di venire a vaccinarmi oppure di farmi sapere perchè non vogliono farlo”.
La signora Emilia è allettata, non deambula: quando non è a letto, è costretta a stare inchiodata su una sedia a rotelle, dove trascorre la maggior parte delle sue giornate, aspettando e pensando a mille cose.
In casa è assistita dalle due figlie, dai nipoti, tutti impegnati lavorativamente e quindi con la paura che qualcuno di loro possa portare il maledetto virus in casa.
La signora Emilia ha paura e ha perduto la pazienza. Ci ha fatto contattare dal nipote, in redazione, ma a telefono ha voluto parlare lei.
“Devono ringraziare che non posso muovermi, altrimenti sarei andata io all’Asl a farmi vaccinare e dirne quattro a queste persone che non capiscono cosa significhi stare qui con la paura di morire addosso, mentre sei ad aspettare”.
Le figlie hanno provato a contattare gli uffici dell’Asl telefonicamente (0825-293208 e 0825-293242), a mandare pec all’indirizzo distretto.atripalda@pec.aslavellino.it ma inutilmente. “Abbiamo sollecitato pure il nostro medico di famiglia ma lui dice che non può fare niente, perchè dipende solo dall’Asl”, ci spiega a telefono una delle due figlie gemelle.
La donna trascorre le sue giornate prevalentemente dinanzi ala tv. Ci racconta un gustoso episodio: “L’altro giorno ho sentito la storia di quella vecchia di 105 anni. Uè, ha 17 anni più di me, posso dire che è vecchia, o no? Non sto offendendo nessuna”, dice con un simpatico vezzo rintuzzando l’intervento della figlia per quella espressione … “vecchia”.
Poi nonna Emilia prosegue: “Ho imparato il nome a memoria di quella anziana, me lo sono segnato su un pezzo di carta: la signora Giuliana ha fatto una intervista per denunciare che da un mese stava aspettando di essere vaccinata. dopo quell’articolo si è scomodato nientedimeno che il generale Figliuolo: si è fatto carico del caso e ha mandato a vaccinare sia la donna che la sua badante”.
Ecco svelato il motivo della sua telefonata in redazione: “Vi ho fatto telefonare, ho insistito io con mio nipote, abbiamo chiamato pure alla Rai ma nessuno ha preso a cuore la situazione. Vorrei avere pure io un trattamento del genere. Ho capito che si deve chiedere le cose ai giornali, alla televisione, altrimenti questi dell’Asl e i medici se ne fregano. Ora aspetto che intervenga qualcuno. Per me va benissimo pure un appuntato dei Carabinieri, non c’è bisogno di un generale, purchè vengano a vaccinarmi prima di morire: chiedo molto?”.
Domani mattina una delle sue due figlie andrà personalmente all’Asl di Atripalda per chiedere spiegazioni, visto che a telefono nessuno risponde, da giorni. “Ho detto a mia figlia che tornare con una risposta, voglio sapere perchè da 51 giorni aspetto di essere vaccinata. Ho tutte le carte a posto e poco tempo da vivere ancora. Se non vorranno darla a lei una risposta, ho ordinato a mia figlia che deve chiamare i carabinieri, farli arrivare all’Asl per sapere tramite perchè non vogliono vaccinarmi. Basta un brigadiere, macchè Generale…”.
Domani sapremo.