Avellino: mercato senza lampo finale, tifosi indispettiti ma il gruppo lancia la sfida promozione

di Dino Manganiello

Il gong delle 20.00 ha segnato la chiusura dei giochi di mercato e l’inizio di una nuova storia. Che sarà scritta di qui alla fine del campionato partendo dal contorno di una piazza, quella avellinese, delusa, rabbiosa e disillusa. Il che non rappresenta di sicuro una premessa incoraggiante. Tirando le somme, si sono accasati altrove Messina, Gagliano, Sbraga e D’Angelo. Ovvero tre acquisti estivi e uno dei pezzi pregiati della rosa. Sono arrivati invece un bomber top quale Jacopo Murano e il giovane difensore Lorenzo Chiti. Il saldo, messa così, sembra negativo. Comunque sia, a bocce ferme è il momento di tirare le somme analizzando dati di fatto e dinamiche.

I dati di fatto sono questi: le trattative sono cominciate a metà dicembre e le “idee chiare” del Ds Salvatore Di Somma (nella foto di Maurizio Di Domenico insieme al patron Angelo D’Agostino) lo hanno portato a mettere nel mirino Iemmello (sfumato) e Giannone (sfumato) e di andare a bussare per Ciciretti (idem), il tutto per accaparrarsi un bomber e un esterno offensivo entrambi di altissimo profilo per migliorare la rosa secondo gli schemi con il tridente o con tre trequartisti in maniera talmente importante da dar fiato alle speranze di andare ad acciuffare il Bari. Intanto però si è proceduto a rilento per i rinnovi. Prima Silvestri, poi Tito, poi l’adeguamento a Carriero e il prolungamento per Rizzo, lasciando per strada Aloi, De Francesco e D’Angelo. Quest’ultimo ha puntato i piedi, e grazie anche a una tempistica discutibile ha finito con il cedere alle lusinghe della Reggiana. L’Avellino a causa di ciò ha raccolto le briciole dalla cessione. Così come del resto per Gagliano (era in prestito) e Messina.

Nel frattempo, dopo aver perso un mese dietro alle paturnie di Iemmello, ci si è fiondati su Murano e Morosini. Il primo è stato preso: un grande acquisto, ma lo si è pagato profumatamente. Il secondo è sfumato cammin facendo. Intanto, per alleggerire il monte ingaggi e provare a spegnere i focolai di spogliatoio, via Sbraga (utilizzato con il contagocce) previo accordo con la Turris per la copertura di metà dello stipendio. Alla fine, quindi, si è risparmiato pochissimo.

Siamo all’ultima settimana. La levata di scudi per la cessione (e la modalità della stessa) di Sonny D”Angelo, ma anche la nuova virata in quanto a moduli da utilizzare, ha tracciato un’altra direttrice: niente più esterno offensivo, ma un play perché si giocherà con due punte e un rifinitore. Conferma di Plescia, allora e assalto a Daniele Franco della Turris, società alla quale si era messo a disposizione lo stadio in estate e dato Sbraga a condizioni più che favorevoli. Invece nulla: 80mila euro sull’unghia, la richiesta per il centrocampista in scadenza. Indispettita, la dirigenza biancoverde ha fatto due conti fino all’uscita pubblica di Di Somma che ha dichiarato: “Mercato chiuso, stiamo bene così, abbiamo preferito non rompere gli equilibri dello spogliatoio”. Daniele Franco li avrebbe alterati? Domanda lecita.

Questi comunque i fatti. Ora, due considerazioni: basta rileggere qui sopra per capire che non tutto è girato per il verso giusto, per usare un eufemismo. Il che avrà un peso. Ed è il peso che ha inviperito i tifosi biancoverdi. L’altro fatto è che l’Avellino continua ad avere una rosa importante. La corsa quindi continua. Con due novità: alcuni giocatori anche con contratti importanti (Scognamiglio, Mastalli, Plescia, Carriero, Aloi…) avranno più spazio ed anche più responsabilità; la società ha indirettamente annunciato che ora gli equilibri di spogliatoio sono ideali, ed è una assunzione di responsabilità anche questa.

Intanto, il Bari ha piazzato due colpi importanti e il Catanzaro ha replicato con almeno 4 acquisti top. Viste le premesse, sembra una missione impossibile. Ma crederci resta un’obbligo. A maggior ragione visto che il Ds ha rivelato che la squadra ha chiesto un incontro con la società per stabilire il premio promozione.

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