Rischiava non solo di perdere il bambino che aveva in grembo, ma anche la sua stessa vita o un’isterectomia (rimozione dell’utero) con gravi lesioni alla vescica. È stata invece dimessa dopo cinque giorni dal parto in buona salute con il suo secondogenito tra le braccia una donna di 38 anni di Avellino, arrivata presso l’Unità operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’Azienda ospedaliera San Giuseppe Moscati” in fase iniziale di travaglio.
Dalla visita pre-partum è emerso che la donna presentava una placenta accreta, che aderiva cioè all’interno delle pareti dell’utero fino a intaccare la vescica. Grazie a un lavoro multidisciplinare, che ha visto in sala parto il ginecologo e l’ostetrica affiancati dall’anestesista, dal radiologo interventista e dall’urologo, il caso è stato trattato in maniera eccellente, facendo nascere un bimbo sano e salvando anche l’utero e la vescica della donna.
«I dati scientifici restituiscono un’alta percentuale di morbilità-mortalità materno-fetale e di isterectomie causate dall’anomala inserzione placentare – spiega il Direttore dell’Unità operativa di Ostetricia e Ginecologia, Elisiario Struzziero –. La collaborazione tra professionisti di diverse discipline dell’Azienda “Moscati” ha reso possibile un piccolo miracolo: sono pochi i centri in Italia in cui si effettuano interventi di questa portata, procedendo simultaneamente a far nascere il bambino, a eseguire l’embolizzazione per evitare emorragie che metterebbero a rischio la partoriente e a salvaguardare utero e vescica con trattamenti conservativi».