di Dino Manganiello
A prescindere dal clima ostile, a prescindere dalle condizioni non ottimali di alcuni uomini chiave come Maniero (nella foto di Maurizio Di Domenico), Di Gaudio e Kanoute e a prescindere dal presunto gap tra le due contendenti, l’Avellino domenica a Bari dovrà far leva anche sulla forza dei numeri. Che non sono quelli relativi ai precedenti nel capoluogo pugliese (Lupi sempre sconfitti in campionato dal 1988, ultimo successo il 19 gennaio del 2014, in coppa Italia, 2-1 con rete di Pozzebon, unico sorriso al San Nicola, dove il Bari gioca dal ’90), nono, quelli assolutamente no. Sono piuttosto quelli che riguardano i l campionato dei biancoverdi e, se vogliamo, anche il trend dei freschi promossi tra i cadetti sul terreno amico.
Partamo da qui: la corazzata biancorossa al San Nicola ha incassato 16 reti, meglio del Bari come tenuta difensiva interna ben 8 squadre, tra queste addirittura il Taranto. In più, in quello stadio ci hanno vinto Messina e Campobasso e ci hanno pareggiato Pagenese e Fidelis Andria. In due parole, non è un fortino inespugnabile.
Poi ci sono i numeri dell’Avellino, che vogliono a loro volta dire tanto: le due vittorie di fila, la solidità della miglior difesa del girone, i tre successi consecutivi in trasferta con una striscia recente di 8 successi a fronte di un pari e due ko fuori casa. Ok, servirà un’impresa, per tanti motivi. Ma non servirà per forza cambiare Tom Cruise per una delle sue mission impossible.
Intanto, cambio nello staff tecnico nel club irpino: l’ex preparatore atletico e poi incaricato alla riatletizzazione, Francesco Capistrano, è stato rimpiazzato da Salvatore Napolitano, mercoglianese. Per lui scatto in avanti dalla Primevara-3.