L’eredità di Antonio Di Nunno

Antonio Di Nunno

La più grande trasformazione urbana di Avellino si sta per realizzare senza provocare nessuna nuova colata di cemento per sprecare denaro pubblico oppure avvantaggiare qualche speculatore privato. È una trasformazione ideata e concretizzata dal sindaco Antonio Di Nunno quasi 30 anni fa, iniziata con la riqualificazione del centro storico avvenuta alle fine degli anni 90, proseguita con  il finanziamento del progetto di riqualificazione di piazza della libertà e di corso Vittorio Emanuele, che poi è stata completata tra il 2009 e il 2018 dai sindaci Galasso e Foti.

Se il progetto del tunnel non fosse stato ridimensionato e purtroppo stravolto, il percorso originario di quest’altra opera pubblica che finalmente dovrebbe essere terminata, avrebbe permesso di completare davvero la rivoluzione urbana che consiste nella pedonalizzazione del centro cittadino. Prima il corso Vittorio Emanuele, poi larga parte (purtroppo non tutta) di piazza della libertà, infine, almeno nel periodo estivo quella del centro storico: in poco più di dieci anni la città ha cambiato non soltanto volto, ma ha migliorato la qualità e lo stile di vita, avvicinandosi a realtà urbane del centro e del nord Italia.

Praticamente dimenticate e smentite anche le paure dei commercianti che avevano paventato il crollo dell’economia con la scomparsa delle auto e del caos dal centro urbano. Oggi sono gli stessi commercianti che plaudono all’ultima misura dell’amministrazione comunale, auspicando l’allargamento della zona a traffico limitato sino a corso Umberto I.

Avellino è tra le città italiane con maggiore percentuale di superficie pedonalizzata e si accinge ad una ulteriore decisiva sfida: inserire in questo contesto un sistema finalmente efficiente di trasporto pubblico quale può essere la metropolitana leggera. È doveroso ricordare l’impegno di tutti gli amministratori pubblici che in questi anni hanno proseguito, corretto, in alcuni casi peggiorato, il progetto originario della città giardino immaginata da un sindaco visionario, che Avellino scelse di eleggere due volte, ma non seppe meritarsi sino in fondo.

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