È ripreso stamattina presso il tribunale di Avellino, dinanzi al collegio presieduto dal giudice Gianpiero Scarlato, il processo che vede alla sbarra Elena Gioia (assistita dai legali Livia Rossi e Francesca Sartori del foro di Roma) e Giovanni Limata (difeso dall’avvocato Rolando Iorio) per l’omicidio di Aldo Gioia, 53enne di Avellino ucciso a coltellate il 23 aprile 2021.
Oggi in aula è stata presentata la perizia psichiatrica del dottore Giuseppe Sciaudone incaricato dal tribunale di Avellino di valutare le condizioni psicologiche dei due imputati Giovanni Limata ed Elena Gioia. Nella giornata del 23 febbraio ha avuto luogo il deposito della perizia sui due giovani imputati al fine di valutare la loro capacità di intendere e volere al momento del delitto.
Il consulente si è recato due volte in carcere per redigere la relazione psichiatrica su Giovanni e Elena. Nel primo incontro la figlia di Aldo Gioia si è mostrata più propositiva, mentre Limata era apparso teso e nervoso talmente da chiedere di poter sospendere la seduta e poter rientrare in cella. Nella seconda seduta Giovanni si è mostrato più aperto riuscendo ad avere un colloquio aperto e collaborativo. Invece con Elena il dialogo si sarebbe interrotto quando è stato affrontato il momento della tragedia.
La giovane si sarebbe commossa e non sarebbe stata più in grado di proseguire la seduta. In udienza Sciaudone ha illustrato gli esiti della sua relazione: i due imputati sono capaci d’intendere e volere. Non solo: per il consulente nominato dal tribunale l’ omicidio sarebbe stato realizzato da Giovanni Limata con la collaborazione di Elena.
Il consulente ha affermato che per Giovanni la volontà di commettere l’ ‘omicidio sarebbe stata piena, mentre per Elena erano emersi elementi che potevano ricondurre alla presenza di un disturbo borderline. Per il consulente la 19enne è una ragazza intelligente e che mostra un forte stress emotivo, ma che non manifesta disturbi psicotici. Invece nel caso di Limata Sciaudone ha riscontrato un disturbo antisociale della personalità.
Incalzato dal presidente Scarlato Sciaudone, il consulente medico si è soffermato sul contenuto delle chat intercorse fra i due imputati – affermando che dalle conversazioni- non si intravede nessun disturbo psicotico condiviso e quindi la cosiddetta follia a due- secondo la relazione del consulente- non avrebbe avuto luogo.
La difesa di Elena ha chiesto al consulente medico se le frasi intercorse tra Giovanni ed Elena in una chat in cui si potesse intravedere l’ esistenza di un disturbo psicotico Sciaudone ha chiarito che erano “frutto di un’ esaltazione del momento”. La prossima udienza fissata il 29 marzo in cui saranno ascoltati i consulenti medici del pm, della difesa e delle parti civili.