Maxi truffa dei bonus edilizi, gli ideatori del sistema di frode sono principalmente irpini. La Guardia di Finanza ha smascherato una frode Ecobonus da un miliardo e 700 milioni di euro su tutto il territorio nazionale. Le indagini hanno consentito di accertare che a capo del meccanismo di truffa ci sono tre irpini: un 32enne ed un un 30enne di Avellino e un 34enne di Atripalda.
I tre soggetti secondo gli organi inquirenti erano coloro che presentavano le comunicazioni all’agenzia delle entrate per ottenere i bonus. Gli altri quattro irpini coinvolti nella maxi truffa – 25enne di Avellino, un 57ennedi Atripalda , una 51enne di Nusco e un 57enne – erano cessionari dei crediti che li cedevano ad altri, permettendo la realizzazione delle indebite compensazioni.
Gli sviluppi delle indagini, anche di natura finanziaria, hanno permesso di accertare un ammontare di crediti fittizi per circa 1,7 miliardi di euro, solo una minima parte dei quali (22 milioni di euro) sono stati usati in compensazione di debiti tributari e previdenziali. L’adozione tempestiva del provvedimento di sequestro ha infatti consentito di bloccare la circolazione dei crediti nei “cassetti fiscali” degli ultimi acquirenti. Gli interventi edilizi dai quali sarebbero sorti i crediti (per un importo complessivo di lavori dichiarati di circa 2,8 miliardi di euro) erano riferibili a immobili inesistenti, con indicazione nelle comunicazioni di cessione all’Agenzia delle entrate, in oltre 2.000 casi, di comuni anch’essi inesistenti. Gli accertamenti eseguiti presso l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) e l’INAIL hanno confermato l’inesistenza dei cantieri e, dunque, il carattere fittizio dei crediti. Eseguite perquisizioni nelle province di Napoli, Avellino, Salerno, Milano, Lodi, Torino, Pisa, Modena e Ferrara nei confronti di 21 soggetti indagati.
Quello effettuato stamane è uno dei sequestri dall’importo più alto di sempre in merito ai crediti d’imposta. Inoltre dalle indagini è emerso che erano completamente inesistenti i lavori dichiarati, le pratiche firmate in alcuni casi da senzatetto o persone decedute. Gli indagati sono accusati di aver creato un’associazione a delinquere finalizzata a commettere una serie indeterminata di delitti di truffa aggravata per il conseguimento di contributi a carico dello Stato relativi ai bonus edilizi. In particolare gli indagati stando a quanto sostenuto dagli inquirenti avrebbero conseguito i contributi per interventi di riqualificazione energetica eco-bonus con possibilità di recupero di una percentuale, variabile tra il 50 e l’85 % a seconda del tipo di intervento e delle caratteristiche di zona, delle spese sostenute per i lavori e delle possibilità di cessione del credito generato.