“Comitato acqua bene comune”, anche in Irpinia la lotta alla privatizzazione dell’oro blu

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Il “Comitato acqua bene comune – Aspettando Godot” insieme al “Coordinamento campano per l’Acqua pubblica” sta promuovendo una campagna per sensibilizzare i Comuni irpini sulla questione della Grande adduzione idrica regionale. Il GRA è il sistema della rete che attinge l’acqua da fonti interne ed esterne al territorio campano e la convoglia negli ambiti distrettuali. In particolare le grandi condotte che prelevano l’acqua del Garigliano, del Biferno, di Campolattaro e delle due sorgenti in provincia di Avellino, quelle di Cassano Irpino e di Montemarano.

Già da gennaio di quest’anno i comitati stanno chiedendo che la gestione dell’acqua sia di natura totalmente pubblica. In due occasioni la protesta è stata portata sotto Palazzo Santa Lucia, sede della Regione Campania, con l’adesione di numerosi cittadini, associazioni, sindacati e partiti politici. Tuttavia, come si legge nella nota del Coordinamento, le loro parole sono ad oggi rimaste inascoltate.

«La Regione – scrive il Coordinamento – è rimasta sorda alle nostre richieste. Intanto il presidente Vincenzo De Luca, con la delibera n. 312 del 31 maggio 2023, ha dato indirizzo per la creazione di una società mista pubblico-privata per l’affidamento della gestione del servizio GRA. Dunque ha di fatto avviato il processo di privatizzazione delle fonti, spalancando le porte alle multinazionali. Queste ci faranno pagare a peso d’oro quello che è invece un bene comune fondamentale».

Una manovra che avrà grande impatto anche in Irpinia, come sottolinea il “Comitato acqua bene comune – Aspettando Godot”. «Questa delibera – afferma – avvia il processo di privatizzazione delle fonti e rende pure vana la lotta che abbiamo fatto nella nostra provincia per la salvezza dell’Alto Calore. Inoltre annulla la volontà espressa da 26 milioni di italiani durante il Referendum del 2011.

Per questi motivi aderiamo alla campagna del “Coordinamento campano per l’acqua pubblica” e sollecitiamo sindaci e consiglieri della nostra provincia a prendere posizione, affinché si allarghi sul territorio il confronto su di un tema di così vitale importanza. Contestualmente invitiamo gli amministratori ad approvare, nei rispettivi Consigli comunali, una mozione contro questa delibera della Regione».

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