Rete per la pace e il disarmo, il corteo ad Avellino

Avellino

La Rete Pace e Disarmo di Avellino, nel giorno di mobilitazione nazionale contro tutte le guerre, ieri pomeriggio, sabato 24 febbraio, è scesa in piazza per ribadire il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie.

Il corteo, che ha ottenuto grande partecipazione,  è cominciato intorno alle 18:00, partendo da piazza Duomo, e ha attraversato il corso principale cittadino fino a raggiungere il piazzale antistante la Chiesa di San Ciro.

«L’escalation di conflitti nel mondo – si legge nella nota della Rete, che ha presentato la manifestazione – il generale clima di prevaricazione e violenza di cui tutte le relazioni internazionali sono intrise rappresenta l’antitesi di ciò che la nostra costituzione impone, è la negazione dei valori cardine dello stato di diritto.

Dal fronte russo-ucraino fino al massacro dei palestinesi nella Striscia di Gaza, passando per i tanti teatri di guerra che devastano l’umanità, la potenza militare ed i sistemi d’arma hanno preso il posto della politica e della diplomazia. La scelta scellerata di guidare il comando tattico della missione EUNAVFOR ASPIDES nel Mar Rosso trasforma il nostro Paese e l’Europa in un braccio armato che investe nella guerra. Perché scegliendo di ignorare la via diplomatica ed imbracciando fregate e fucili si sceglie consapevolmente di diventare parte attiva di un conflitto, di giocare un ruolo nello scacchiere del prossimo conflitto mondiale, con buona pace della nostra costituzione.

Il continuo e smisurato implemento della spesa militare nel bilancio dello Stato disegnano uno Stato ed un’Europa sempre più lontani dai suoi valori e dalla civiltà, piegati a rapporti di forza ed interessi economici di pochi. Questo paradigma inumano si è tradotto nell’azione genocidiaria di Israele in Palestina, dove non si cercano i responsabili dei crimini del 7 ottobre ma si sta massacrando un popolo, in un assedio che lascia i sopravvissuti senza luce, gas, cibo. Dove chi non muore sotto i bombardamenti o di stenti è costretto a lasciare la propria terra per sempre.

L’unica via per fermare la follia criminale delle guerre ed eliminare il rischio di un conflitto nucleare, è unire le forze, assumere le nostre responsabilità civiche e democratiche, schierarsi per la pace, per il diritto internazionale, per la riconversione civile e sostenibile dell’economia, promuovendo la cooperazione e la sovranità dei popoli, eliminando vecchie e nuove forme di colonialismo insieme alla politica dei “due pesi e due misure”, alla sicurezza impostata sulla deterrenza nucleare e sui blocchi militari contrapposti; abbiamo il compito di costruire insieme una società globale pacifica, nonviolenta, responsabile, per consegnare alle future generazioni un mondo migliore di quello che abbiamo ricevuto.

Non ci sarà giustizia sociale e climatica, lavoro dignitoso e piena democrazia in un mondo sempre più in guerra, che usa le risorse per la morte e non per la vita, nel quale la giustizia, il diritto internazionale e umanitario vengono calpestati nell’impunità dei colpevoli».

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