Maxi frode bonus, altri 50 indagati per arrivare ai “colletti bianchi”: il ruolo degli irpini

Ora è caccia ai complici istituzionali che “chiudevano gli occhi” oppure sapevano bene come aggirare gli ostacoli e incunearsi nei meandri e nelle interpretazioni di leggi non sempre chiare.

L’indagine coordinata dalla Procura europea sulla maxi frode realizzata approfittando dei fondi Pnrr e dei vari bonus edilizi ed energetici, è solo all’inizio. Dopo essere finite in carcere 8 persone ed altre 14 agli arresti domiciliari, sono attesi nuovi provvedimenti giudiziari.

Indagate altre 50 persone, nei confronti delle quali sono in corso gli accertamenti, finalizzati a ricostruire numerosi altri illeciti, anche in base a quanto potrà emergere dagli interrogatori degli arrestati, tra i quali anche tre avellinesi. (LEGGI QUI – Arresti maxi truffa sui fondi Pnrr, ecco tutti i nomi: ci sono pure irpini)

Connivenze e complicità

Si punta a scoprire possibili complicità: secondo i magistrati appare strano che, per finanziamenti di rilevante importo, nessuno abbia verificato alcune strane situazioni.

Come nessuno si sia accorto, ad esempio, che a presentare domanda erano aziende che avevano modificato sede sociale e amministratori, depositando i bilanci – anche di tre annualità – a ridosso della presentazione della domanda di finanziamento, facendo emergere una situazione solida attraverso documentazione contraffatta.

Colletti (non proprio) bianchi

Il Gazzettino di Venezia pubblica alcune frasi citate nell’ordinanza di custodia cautelare, tra cui un colloquio intercettato nel novembre del 2023 tra Alexander Mair, ex campione del mondo di sci ed ora imprenditore, che  parla con l’avellinese Maurizio De Simone, arrestato giovedì a Pistoia.

I due fanno esplicito riferimento al nome di un «loro “gancio” per accedere in via preferenziale a Simest», la società di Cassa depositi e prestiti, dalla quale i presunti truffatori sono riusciti ad ottenere ingenti finanziamenti.

Si punta a scoprire i nomi dei personaggi di cui parlano, con particolare riferimento a «conoscenze in ambienti istituzionali».

Come ripulire il casellario

In un’altra intercettazione gli inquirenti raccolgono frasi con cui si ostentava «il fatto di poter accedere a canali più sensibili dello Stato per il raggiungimento di scopi personali».

Nelle intercettazioni spunta anche il nome di tale “Michele” indicato – nelle telefonate del gruppo – come uomo capace di ripulire un casellario giudiziario penale in cambio di 40 mila euro.

Sicuramente l’inchiesta porterà ad ulteriori sviluppi, soprattutto se qualcuno degli indagati deciderà di togliersi qualche peso dallo stomaco e  – soprattutto da parte degli arrestati – riacquistare la libertà, seppure provvisoria.

Sinergia tra Procure

C’è pure tanto calcio nell’inchiesta che, partita dalla maxi truffa per i fondi Pnrr, ora sta prendendo varie diramazioni. A fine dicembre 2023 la Guardia di Finanza inizia ad indagare sul bilancio della Pistoiese.

Le Procure di Avellino e Pistoia si mettono in contatto poichè emergono punti di contatto tra le indagini in corso da parte dei due Uffici.

Inizia l’acquisizione di elementi che evidenziano le ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta e false fatturazioni nei confronti non solo di De Simone ma «di quattro soggetti».

Quell’asse irpino con Pistoiese

Quasi in contemporanea coi provvedimenti emessi dalla Procura Europea, sono giunti quelli della Procura di Pistoia che, come si legge in una nota diffusa oggi, «ha avanzato richiesta di apertura della liquidazione giudiziale per la Pistoiese», il vecchio fallimento.

Oltre all’indagato avellinese De Simone, nel fascicolo ci sarebbero i nomi di Matilda Jace (37 anni), “director” del Trust che gestisce il club calcistico, del commercialista della società, il napoletano Antonio Gammieri (68 anni), padre dell’amministratore unico Alessandro e di Omar Vecchione (48 anni, di Avellino), creatore della Omav, ora agli arresti domiciliari per l’inchiesta veneziana, già partner commerciale della Pistoiese di cui risultava dipendente Maurizio De Simone.

qui sotto, nella foto: l’albanese Matilda Jace e Maurizio De Simone (credits: Pistoiasport)

La Omav licenziò il De Simone a dicembre 2022 quando la sede fu visitata dalla Finanza a seguito di un’indagine partita dalla Procura di Avellino, per una truffa da 15 milioni di euro sui bonus facciata.

Il De Simone «Ha mostrato di essere totalmente indifferente a qualsiasi monito dell’autorità giudiziaria», scrive il gip Mara Mattioli di Roma nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dell’avellinese coinvolto in numerosi procedimenti giudiziari, in tutta Italia.

Tanti altri personaggi irpini hanno avuto contatti e contratti con la Pistoiese, come pure ex dirigenti della Lega Dilettanti con un passato ad Avellino.

Tutti attenzionati, per individuare eventuali rapporti poco trasparenti sfuggiti clamorosamente ad esponenti del club calcistico di Pistoia i quali, pure ricoprendo incarichi di alto livello e con competenze specifiche, di nulla si sarebbero accorti.

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