Truffa da 46 milioni di euro, il Tribunale del Riesame ha accolto la richiesta di attenuazione della misura cautelare dell’avvocato Raffaele Tecce e, per l’indagato E.S, ha sostituito la sostituito la detenzione in carcere con i domiciliari.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica, hanno portato alla luce elementi che indicano come i due individui sottoposti a custodia cautelare in carcere, tramite “prestanome” compiacenti e società “cartiere”, abbiano messo in atto un sistema di frode fiscale di oltre 45 milioni di euro. Una parte di queste somme, circa 1,7 milioni di euro, è stata trasferita attraverso numerosi movimenti bancari verso paesi extracomunitari, con una particolare destinazione verso la Repubblica Popolare Cinese.
Le indagini hanno rivelato che gli indagati hanno eseguito diversi trasferimenti di capitali tra le società coinvolte nel sistema fraudolento, alternando cambi di amministratori e cessioni di quote societarie per eludere i sospetti e mascherare i capitali utilizzati. È stato anche accertato che i proventi illeciti sono stati riciclati attraverso contratti fittizi con altre aziende e la cessione di crediti, al fine di allontanare le responsabilità dalle società principali coinvolte.
L’operazione è stata inoltre agevolata dall’analisi dei dati informatici, che ha fornito elementi cruciali per delineare il contesto investigativo e individuare le responsabilità penali degli indagati.