Processo Aste ok, nove assoluzioni e due condanne: la soddisfazione dei difensori

Tribunale Avellino

Processo da rifare per il “clan delle aste”. Non sono bastati due anni e mezzo di istruttoria dibattimentale per arrivare alla condanna dei vertici del cosiddetto gruppo  che avrebbe imposto turbative ed estorsioni. Per il Tribunale di Avellino i partecipi al capo A del 416 bis non erano un gruppo legato al Nuovo Clan Partenio o una sua promanazione, ma un’organizzazione autonoma.

Il primo effetto  del dispositivo letto in aula dal presidente Melone e’ la scarcerazione di tutti gli imputati se non detenuti per altro. Per cui hanno lasciato il carcere Armando Pompeo Aprile, Antonio Barone, Gianluca Formisano, Pagano Beniamino, che erano in carcere per questo titolo custodiale.  Per Livia Forte era già  disposta dal riesame la scarcerazione con obbligo di firma.  Mentre restano in carcere, benché scarcerati, Nicola Galdieri e Carlo Dello Russo condannati nel processo principale al Nuovo Clan Partenio. E   dopo il dispositivo emesso al collegio non si sono fatte attendere le reazioni dei difensori e delle parte civili.

“La mia più grande gioia è l’assoluzione di Mario Gisolfi, che non era così scontata, perché Mario Gisolfi era sottoposto, fino a pochi minuti fa, alla misura degli arresti domiciliari, e lo era da circa tre anni e mezzo”, afferma l’avvocato Rosaria Vietri, difensore di Mario Gisolfi, assolto. “Non mi aspettavo questa assoluzione, perché sono state varie le volte in cui ho chiesto la revoca della misura, e purtroppo non mi è stata mai, ovviamente, accordata, e questo faceva pensare a una prognosi negativa rispetto a quella che è, invece, la soluzione di questa sera. È chiaramente un’assoluzione abbastanza sudata, fatta di notevoli battaglie per gli istruttori dibattimentali, però insomma direi che la giustizia è stata fatta, anche perché gli elementi che sono emersi, elementi conflittuali nel fascino del pubblico mistero, davano sostanzialmente il Gisolfi come assolutamente estraneo alle imputazioni, che in realtà probabilmente le condotte a lui ascritte erano ascrivibili agli esecutanti e anche ad un altro, al super teste, cioè a colei che ha dato vita al processo istruttorio, la signora Cerullo, che con la sua denuncia ha dato vita a tutto ciò. Dopodiché, per molti altri imputati, il Tribunale sta ancora leggendo un’ordinanza con cui ha modificato la contestazione, non più da 416, contestazione tra l’altro anche per Gisolfi Mario, il quale è stato scagionato da questo tipo di accusa fortunatamente, e invece per quanto riguarda gli altri c’è una contestazione per un’associazione mafiosa vera e propria e quindi di un’organizzazione finalizzata al compimento e che riguarda la maggior parte degli imputati per i quali evidentemente c’è tutto da rifare”.

C’è stata una sorta di spaccatura tra assolti e tutti “gli altri”: “La situazione per molti di loro è cambiata, perché siamo passati dal 416, quindi dal metodo mafioso, a una vera e propria organizzazione quindi c’è una differenza sostanziale anche in termini di importanza, di pene e quant’altro”, conclude la penalista. Il Tribunale di Avellino ha stabilito che coloro coinvolti nel capo A del reato 416 bis non erano affiliati al Nuovo Clan Partenio, ma operavano come un’entità indipendente. Di conseguenza, tutti gli imputati detenuti solo per questa accusa verranno rilasciati, tra cui Armando Pompeo Aprile, Antonio Barone, Gianluca Formisano e Pagano Beniamino. Tuttavia, Nicola Galdieri e Carlo Dello Russo, condannati nel processo principale contro il Nuovo Clan Partenio, rimarranno in custodia.

“Io, come tutti sanno, ho avuto un rapporto molto conflittuale con questo Tribunale e naturalmente confermo che quando il conflitto c’è stato era un conflitto, secondo me, a mio vantaggio piuttosto che del Tribunale, quindi non rinnego gli attacchi che ho fatto al Tribunale, ma ho sempre detto che questo Tribunale non avrebbe mai potuto condannare come voleva il Pubblico Ministero e infatti le cose sono andate in questa direzione”, afferma l’avvocato Carlo Taormina, difensore di Gianluca Formisano. “È un provvedimento ancora interlocutorio perché fa uscire tutti dal carcere, però c’è un problema di riqualificazione, ma dall’ordinanza che è stata letta dal Tribunale risulta  che la posizione di Formisano e di Barone è assolutamente marginale e quindi abbiamo guadagnato molto spazio per poter risolvere poi definitivamente il problema, però intanto prendiamo atto che il Tribunale ha fatto giustizia”.

A parte Galdieri, detenuto per la sentenza del Nuovo Clan Partenio, tutti assolti e tutti gli altri fuori: “Certo, tutti gli altri fuori perché non soltanto viene meno il titolo cambiando la contestazione, ma poi perché ci sarebbe stato e c’è un delicatissimo problema di contestazione a catena, perché questa contestazione che oggi fa il Tribunale, modificando la posizione del pubblico ministero era fattibile all’origine e la pubblica accusa ha sbagliato nel non averla formulata, oggi quindi quello che si paga, anche dal punto di vista della regolarità processuale, è che il pubblico ministero ha dimostrato di aver commesso una serie di errori, non di sostanza, ma sicuramente di forma che in questo caso sono più importanti della sostanza”, conclude.

“Dobbiamo riferirci all’ordinanza, quindi tecnicamente si parla di un’ordinanza che fa una remissione di atti e di valutazione al Pubblico Ministero”, afferma l’avvocato Francesco Pugliese, SOS Impresa, difensore di parte civile nel processo. “Rispetto al dato storico credo che l’ordinanza stessa ripercorra una situazione particolare della quale la nostra provincia è stata vittima e non mette in dubbio, in discussione, che ci sia stata un’associazione che abbia operato in modo mafioso, illegale, illegittimo e determinando anche degli orientamenti illeciti rispetto a quelle che erano le aggiudicazioni immobiliari e quindi la turbativa d’asta. I reati, quindi, ci sono stati ma, adesso, le cose dovranno essere riqualificate. Senza dubbio, c’è speranza che ben presto la giustizia faccia il suo corso”.

SPOT