Maroni: tessera del tifoso? E’ una realtà solida

Maroni: tessera del tifoso? E’ una realtà solida

Una fetta consistente dei gruppi ultras da un lato e una parte della politica dall’altro hanno fatto di tutto per impedire che la Tessera del Tifoso diventasse una realtà. “Ma non ci sono riusciti”. Ad un mese dall’inizio del campionato di calcio, il ministro dell’Interno Roberto Maroni approfitta della firma dell’accordo con Ferrovie e Autogrill che consentirà ai possessori della Tessera di avere sconti su treni e nelle stazioni di servizio, per ribadire che il Viminale non torna indietro su quello che ritiene lo strumento più adeguato per eliminare definitivamente la violenza dagli stadi. E Maroni, per la prima volta, indica anche una data per realizzare il suo “sogno”: la fine della legislatura.
“Vorrei arrivare entro i prossimi tre anni – dice il ministro – a togliere le barriere e le reti di protezione da tutti gli stadi italiani. E’ prima di tutto un fatto culturale, per fare in modo che lo stadio diventi un luogo di accoglienza, per il tifo vero e leale, come accade negli altri paesi”. Davanti ai vertici del calcio, il ministro dell’Interno liquida con un paio di battute le polemiche tra Figc e Lega dopo la decisione di ridurre il numero di extracomunitari – “per noi è lavoro in meno perché avremo meno controlli. E comunque abbiamo a che fare con lacerazioni un po’ più complicate di quelle del mondo del calcio” – e dedica buona parte della conferenza stampa per ribadire che sulla Tessera del Tifoso il Viminale non torna indietro. “Non è stato facile arrivare a questo punto per via delle forti pressioni di alcuni settori degli ultras e anche della politica – ammette Maroni – Ma chi è contro la tessera o non ha ben capito, o fa finta di non capire, o ritiene che la violenza negli stadi sia una cosa lecita. E noi la pensiamo diversamente”.
“La tessera non è una schedatura, non è uno strumento per controllare i tifosi – ripete Maroni che annuncia per settembre un decreto legge che conterrà le misure attuative delle norme già esistenti – ma uno strumento per favorire il tifoso buono e lasciar fuori dallo stadio chi ci va con altri scopi che non c’entrano con i valori dello sport”.
Conferma Abete. “Si tratta di uno strumento di fidelizzazione all’interno di un percorso avviato da lungo tempo dal Viminale che ha trovato condivisione da parte del sistema sportivo”. Certo, aggiunge, “bisogna fare una riflessione dal punto di vista della qualità dello strumento” ma “ho sempre detto che non lo ritengo una schedatura”.

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