Bisaccia, Gallicchio: cosa bisogna fare per incontrare Caldoro?

Bisaccia, Gallicchio: cosa bisogna fare per incontrare Caldoro?

Ecco la lettera aperta redatta dal Consigliere Comunale di Bisaccia Pasquale Gallicchio, rivolta al presidente della Regione Campania Stefano Caldoro:
“Non sono bastate richieste formali e di recente non è servito neanche mettere a repentaglio la vita di due rappresentanti istituzionali. Sono da quasi una settimana salito sul tetto dell’ospedale di Bisaccia in provincia di Avellino con tutti i colleghi consiglieri e il sindaco per protestare contro la chiusura della struttura sanitaria. Inoltre, giovedì, rispetto alla mancanza di risposte e per ottenere una maggiore attenzione sulla questione, il vice sindaco ed una consigliera sono saliti per oltre un’ora sul cornicione dello stesso ospedale. Intervenuto il Prefetto di Avellino, Lei Signor Presidente ha fatto sapere che avrebbe fissato un appuntamento a breve. Bene, anzi male, a distanza di qualche giorno nessuna convocazione è arrivata. La nostra azione è di certo per Lei e la maggioranza regionale come un pranzo alle otto del mattino, pesante, indigeribile ma credo che la via d’uscita sia liberarsi presto di questo peso altrimenti noi potremmo diventare molto indigesti. Ironia a parte, mi chiedo sospeso ad una altezza di oltre venti metri e ammirando il Formicoso, terra di antiche lotte contadine e di recenti opposizioni alla costruzione di una megadiscarica, come possa far fare anticamera per mesi a noi che siamo rappresentanti istituzionali, ignorati, umiliati ma non certo arresi a questo modello di condotta incarnato dalla massima carica regionale. Siamo stanchi di essere ricevuti da vice e da cortigiani regionali che rimandano al capo le decisioni e non fanno altro che adottare anestetiche promesse pur di stuccare le crepe aperte da Lei presidente che, avuto il governo, stenta a realizzare governabilità. Comunque sia non ci arrendiamo, consapevoli che ha tra le mani un cannone con munizioni inesauribili, mentre noi disponiamo di fucilini pressoché scarichi ma sorretti dalle comunità irpine pronte a non incarnare il solito ruolo di agnello sacrificale. Pur di far quadrare i conti e dimostrare a Tremonti, non me ne voglia ma vero governatore campano, l’efficacia del piano sanitario per il rientro del deficit chiude l’ospedale di Bisaccia che presenta un disavanzo di gestione di 90mila euro. Si ha letto bene novantamilaeuro. Una struttura depotenziata negli anni. Un esempio? Nel 1996 viene chiuso il pronto soccorso che non sarà più riaperto. Trasferimenti di reparti che lasciano vuoti interi padiglioni. Si potrebbe continuare aggiungendo soltanto un particolare: negli ultimi anni sono stati spesi ben 10 miliardi delle vecchie lire per ristrutturarlo e dotarlo di sale operatorie tra le più moderne della Campania. Inoltre, si riconverte l’ospedale di S.Angelo dei Lombardi che dista da noi oltre trenta chilometri in polo di riabilitazione. Lei ha adottato un colpo di spugna che cancella la speranza di vita in questo territorio perché per oltre 70 mila persone non c’è un solo punto di pronto soccorso. Per salvarsi la vita bisogna affidare le speranze agli ospedali più vicini: Ariano Irpino che dista quasi un’ora e Avellino ad un’ora piena di sola autostrada. Oppure, recarsi fuori regione, come la Puglia e la Basilicata con costi che peseranno ancora di più sui cittadini altirpini. Deve sapere che qui i tempi di percorrenza si moltiplicano per il clima aspro, la nebbia, il gelo, la neve e per la viabilità non certo sufficiente. Ancora. Uno dei capolavori del Piano ospedaliero è stato quello di chiudere gli ospedali al di sotto dei 100 posti letto. Il nostro ospedale, dopo tanto abbandono presenta posti letto inferiori, ben 85. Per Lei ed altri è stato facile cancellare dall’elenco l’ospedale di Bisaccia, senza sapere nulla di questo ospedale tranne che numeri freddi. Ma la politica, si sa, può fare miracoli specie quando a premere sono certi poteri e così è avvenuto che in provincia di Napoli, Caserta e Salerno sono stati ripescati e salvati decine di ospedali al di sotto dei 100 posti letto e che a volte distano pochi chilometri uno dall’altro. Perché allora questa discriminazione e perché Lei usa due pesi e due misure? Sappia presidente che qui in Alta Irpinia si sta mettendo in moto un’onda d’urto diretta a Napoli fatta di comunità e istituzioni unite a difesa del futuro di questo territorio. Esca dalla sua parziale veduta della questione e cerchi di medicare le ferite che ha procurato, nonostante dalla terra irpinia, da Summonte, ha sentenziato che il nostro ospedale chiuderà. Troppo comodo parlarne in un convegno dove mi rammarica che nessuno abbia contestato. Sappia che da oggi nulla sarà come prima perché l’Irpinia si sente più libera anche di lasciare la Campania, troppo napolicentrica e dove molte vergogne campane soprattutto di Napoli sono state risolte anche grazie ai morti del terremoto d’Irpinia del 23 novembre 1980. E proprio a 30 anni da quella tragedia voglio caricarle la coscienza di questo peso. Abbiamo lottato e abbiamo vinto contro una megadiscarica che doveva stoccare rifiuti di Napoli e provincia. Siamo la zona della Campania che produce l’80% dell’energia verde riducendo così di molto i costi del deficit energetico regionale. Potremmo impedire e rallentare questo processo, immagino con conseguenze devastanti. Potremmo fare in modo che le nostre sorgenti non portino più acqua al napoletano. Potremmo non sopportare più salassi a favore di Napoli. Un’antica tecnica di guerra, spesso applicata, consigliava che in caso di disfatta prima della fuga si avvelenassero i pozzi di acqua potabile per non lasciarli in mano ai conquistatori. Non ci costringa a fare lo stesso”.

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