Documento di Veltroni, l’intervento di Alvino

Documento di Veltroni, l’intervento di Alvino

L’esponente deL Pd di Atripalda, Federico Alvino, si esprime in merito al documento sottoposto da Walter Veltroni ai parlamentari del Partito Democratico. Ecco il testo:
“A proposito del documento Veltroni:
punto n° 1 – fallimento del centro-destra: analisi appropriata – d’accordo; dov’è il contrasto con Bersani?; e in riferimento alla deriva verso “la preferenza per la facile popolarità dei demagoghi al rischio dell’impopolarità degli statisti”, Walter, che a noi campani ha regalato Caldoro “preferendolo” a De Mita e Bassolino, e agli italiani ha regalato Di Pietro “preferendolo” a quei socialisti che, nonostante tutto, credevano nel centro-sinistra, da che parte si colloca?….., dimenticavo, …..la Picierno, come mai non ha firmato il documento del suo pigmalione?
punto n° 2 – situazione economica: analisi oggettiva; sul sito nens (Bersani) cose del genere si leggono da più di qualche anno e, forse, le ha lette anche Veltroni – tuttavia d’accordo; ma anche in questo caso dov’è il contrasto con Bersani?;
punto n° 3 – politica ed economia: analisi condivisibile nel suo quadro generale di riferimento, ma da precisare nel rapporto tra “potenza economica e potere politico” (Ruffolo); bene, d’accordo; ma anche qui, dov’è la diversità rispetto a Bersani?;
punto n° 4 – una iniezione di ottimismo, benissimo, perché in questa situazione di tutto abbiamo bisogno tranne che di perdere la speranza – d’accordo; ma forse Bersani pensa o dice cose diverse?; punti n° 5, 6 e 7 – e qui siamo alle dolenti note perché vogliamo rifiutare di capire: c
he è questo bipolarismo, con questa legge elettorale, a favorire il leaderismo; e che anche una legge elettorale “di impianto maggioritario fondata sui collegi uninominali”, senza obblighi di primarie e di limiti di mandato, normati con legge, non favorisce il rinnovamento e la ricomposizione delle forze politiche e delle culture riformiste che dovrebbero riconoscersi nel PD;
che le forze democratiche e riformiste del centro-sinistra avranno sempre maggiore difficoltà a riconoscersi tout-court nel leader rispetto al centro-destra; quelle devono spiegare e convincere a intraprendere nuove strade che favoriscano la promozione sociale; queste, finché è possibile, devono solo garantire la conservazione dell’esistente;
che la prospettiva di una rifondazione culturale delle forze progressiste e riformiste, proprio perché non potrà più essere, e io dico purtroppo, “una riedizione regressiva(?) del compromesso storico” non può essere valutata solo con il metro del dato elettorale; qualche rilettura sturziana sulla “a-razionalità” della storia farebbe bene un po’ a tutti, soprattutto ai cattolici del PD;
e continuando ad analizzare si potrebbe redigere un trattato di Filosofia della Politica. Ma la politica, piaccia o no, la si fa concretamente giorno per giorno, nella stridente contraddizione tra realtà e utopia, nell’angosciante incertezza tra presente e futuro, nella complessa lettura del legame tra attualità e prospettiva, “rimboccandosi le maniche e non guardandosi la punta delle scarpe” come dice bene Pierluigi.
Per cui chiedo: chi, per tutto questo tempo, ha ostacolato Veltroni e gli altri, impedendogli di fare tutte queste belle cose che ora dicono di voler fare? Ma tant’è, va bene anche così se, nonostante tutto, saremo capaci di stare insieme per costruire un’Italia migliore!”.

SPOT