Bologna, Tiziana Tomeo presente al XXIX Convegno dell’AIMMF

Si è concluso a Bologna il XXIX Convegno dell’Associazione Italiana dei magistrati per i minori e per la famiglia al quale l’avv. Tiziana Tomeo, Presidente della Camera Minorile in CamMiNo di Avellino ha partecipato in rappresentanza della Campania. I due giorni di convegno nazionale sono stati l’occasione per l’inevitabile approfondimento non solo del ruolo della figura paterna ma sono stati un’opportunità significativa per sensibilizzare alla responsabilizzazione del ruolo genitoriale, non solo di quello che ictu oculi sarebbe sembrato, ossia quello paterno ma anche dell’altro che funge da contraltare, il materno.
Magistrati ed avvocati specializzati, docenti universitari, psicologi, psicoterapeuti ed educatori, improntando i propri interventi ispirati non solo al peculiare bagaglio culturale ma attingendo alle variegate ed autorevoli esperienze di vita e professionali, hanno focalizzato l’attenzione sullo status del padre ormai necessariamente asceso ad un ruolo tipico di “pater munus” facendo scaturire analisi e considerazioni obbligatoriamente da quell’istituto “principe” e enormemente “sofferente” che è la famiglia. Jemolo aveva detto che “la famiglia è un’isola felice che il diritto non può neanche lontanamente lambire” ma c’è da chiedersi quanto possa ritenersi attuale tale affermazione e cosa effettivamente resti di quell’”isola felice” che invece invoca costantemente ed urgentemente interventi normativi, con la speranza che trovino soluzioni alle violenze, alle liti sugli affidamenti e sulle risoluzioni delle questioni patrimoniali.
E’ un dato che la famiglia è definita dalla norma, nasce dalla norma, nulla è più “giuridico” della famiglia, fenomeno niente affatto naturale ma costruito socialmente.
Ha aperto i lavori del convegno CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato con delega alla famiglia evidenziando la grande attualità del tema trattato e la sua facile collocazione giuridica e sociale se esso fosse stato affrontato in tempi passati; “molto semplicemente”- ha affermato- “si sarebbe potuta invocare l’applicazione dell’art. 29 della Costituzione, ancoraggio normativo dell’istituzione famiglia basata sull’esistenza del padre, della madre e del loro figlio. Oggi – ha continuato- esistono realtà che sconcertano come il volere un figlio a tutti i costi “ordinandolo” e “comprando” sul mercato i fattori dell’adozione o dell’inseminazione; se è vero che una tale realtà può essere tollerata, ciò lo si deve proprio al fatto che non rappresenti la regola ma un’eccezione.
Molto ricco di significativi riferimenti ispirati alla relazione padre-figlio ed all’affettività alla quale esso è improntato è stato l’intervento, tra gli altri, del Capo del dipartimento per la Giustizia Minorile BRUNO BRATTOLI. Egli ha sostenuto che la famiglia rappresenta la prima istituzione con regole connotate da amore e affetto che non possono essere apprese che al suo interno affinché siano il fondamento e la guida nella società per il percorso della vita. Come il padre alleva con fermezza ed autorevolezza il figlio alternando anche le regole della condivisione e dell’affetto così le istituzioni dovrebbero, almeno in minima parte, essere vicine al ruolo paterno nella formazione e nella preparazione alla vita.
Decisamente fuori da ogni schema ed inaspettatamente efficace è stata la partecipazione eccezionale del regista PUPI AVATI il quale pur avendo affermato di essere nel posto sbagliato e di non aver idea di cosa avrebbe potuto dire una persona come lui ad un convegno dei magistrati minorili, inconsapevolmente, presentando la sua trilogia sui padri, ne ha rappresentato egregiamente le tre figure prototipo.
“Il papà di Giovanna” nel quale è descritta la figura di un padre iperpresente oltremodo attento ai bisogni ed alle esigenze della propria figlia. “Il figlio più piccolo” dove un Cristian De Sica nel ruolo di attore drammatico, veste i panni del peggior padre che si possa avere, che ricorda di esserlo solo per trovare nel figlio più piccolo la vittima sacrificale. “La cena per farli conoscere” infine, è il film in cui vi è descritta la tradizionale figura del padre assente, che ritorna dai figli allo “scadere del tempo massimo”. Non sono mancati importanti spunti psico-sociologici che lo psicanalista e saggista LUIGI ZOIA ha evidenziato, ponendo l’accento sulla differente qualificazione contenutistica tra padre e madre laddove afferma che il primo rappresenta una costruzione culturale e la seconda invece biologico-culturale. Da grande sostenitore della psicanalisi junghiana Zoia non può non rimarcare la crisi del patriarcato ponendo l’accento sulla mancanza di uomini e qualità psicoculturali maggiormente avvertite nella cura dei figli, anche quando una mamma resta single o vuole essere single.
Ma tale affermazione viene completata da una logica constatazione: “Si è madri da subito mentre padri lo si diventa nel tempo” e se oggi un padre vuole essere assente o è disadatto a tale ruolo, la madre è sempre più in grado di supplire ed interpretare entrambi i ruoli. E’ infatti evidente nella società delle costituzioni delle cosiddette “nuove famiglie” che la mancanza di un’interlocuzione con un “maschio”, viene percepita dal minore solo quando costui minore non lo è più, quando ha raggiunta l’età della maturità durante la quale avrebbe solo bisogno più che di un padre, di una relazione tra pari con una persona affidante. Di grande pregio ed autorevolezza è stato l’intervento del Prof. LUIGI FADIGA, docente di Diritto Minorile e della Famiglia presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Lumsa di Roma .Egli ha posto l’accento sulla definizione di padre che è risalente nel tempo e che nella concezione del legislatore del 1939 era inestricabilmente connessa con la famiglia coniugale invocando l’ovvio art. 213 c.c. dove è scritto che “il marito è il padre del figlio concepito durante il matrimonio” .Dunque la paternità non era considerata in sé all’interno della struttura del codice civile, ciò che invece era messo in evidenza era il rapporto relazionale tra padre e figlio ovvero la filiazione.
Il Prof.Fadiga non perde occasione di sottolineare nel suo excursus giuridico che ciò che era denominato “nuovo diritto di famiglia” riformato nel 1975, oggi rappresenta già il passato e non è più sufficiente ed idoneo a regolamentare situazioni che più di trent’anni fa non erano nemmeno ipotizzabili. Anche il dibattuto istituto dell’affidamento condiviso, continua Fadiga, a ben quattro anni dalla sua approvazione, senza timore di sbagliare si può dire che non è stato interamente applicato né lo è stato uniformemente. Eppure in Francia la “condivisione” è la regola; ogni situazione di vita tra genitori e figli è disciplinata prima ed in tempo utile, al fine di non creare il presupposto o la condizione per un conflitto sopravvenuto.
All’ingresso dell’aula del convegno, riferisce l’avv. Tomeo, siamo stati travolti da esponenti delle associazioni di padri separati che con attività di volantinaggio hanno fatto emergere ancora una volta le proprie difficoltà di vita. Certamente è un problema reale e triste quello dei padri costretti a vivere sostenendosi alle mense dei poveri ma mi chiedo, per quale motivo non si riesca a concentrare ogni azione e sentimento nella realizzazione dell’unico tentativo di essere “buoni padri a prescindere” e prima di essere “padri separati”.
A tal proposito trovo molto eloquente quanto scrive la 1^ Sez.Civ. del Tribunale di Bari, che con un decreto n. 3147/2008 funge da monito e da richiamo ad una responsabile bigenitorialità quando scrive: “E’ notorio che dovere primario di un buon genitore affidatario e/o col locatario è quello di non allontanare il figlio dall’altra figura genitoriale: quale che siano state le ragioni del fallimento del matrimonio, ogni genitore responsabile, consapevole dell’insostituibile importanza della presenza dell’altro genitore nella vita del figlio, deve sapere mettere da parte le rivendicazioni e conservare l’immagine positiva agli occhi e nel cuore del minore, garantendo il più possibile le frequentazioni del coniuge con la prole minorenne”.
Forse, se tali principi fossero applicati dai magistrati specializzati e richiesti dagli avvocati nelle loro istanze, non esisterebbero più associazioni inascoltate come quelle dei padri separati né minori violati.

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