“In più di una occasione, anche di recente, SEL ha richiamato l’attenzione sul rischio che la gestione dell’acqua nella nostra provincia finisse per essere privatizzata. Man mano che ci avviciniamo al 31 dicembre, che è il termine fissato dalla legge entro il quale gli AATO devono assegnare la gestione del Servizio Idrico Integrato attraverso l’indizione di una gara pubblica ad evidenza europea oppure, con provvedimento motivato, mediante l’affidamento diretto “in house providing” a società a capitale interamente pubblico, l’opzione della privatizzazione si fa sempre più concreta”. E’ quanto afferma in una nota il coordinamento provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà.
“A parole nessuno vuole questo esito, ma in realtà niente è stato fatto finora e niente si continua a fare per scongiurarlo. Nel frattempo sono diventate più chiare ed evidenti le trame di consistenti gruppi imprenditoriali per arrivare a mettere le mani sulle acque irpine e sul loro più importante asset gestionale, cioè sull’Alto Calore. Via Benevento è pervenuta la manifestazione di interesse per la gara pubblica da parte di ACEA, società partecipata dal gruppo Caltagirone, cosi come quotidianamente arrivano segni di appetiti da parte di altri soggetti.
L’ATO, anche con il supporto del parere di qualificati consulenti, ha cominciato ad evidenziare la tortuosità del percorso per l’affidamento “in house”, sia perché esso è subordinato all’ottenimento di apposito nulla osta da parte dell’Autorità per la concorrenza, sia perché esso è legato alla dimostrazione da parte di Alto Calore del possesso dei requisiti di capacità gestionale e di solidità economica finanziaria, quasi a dire che non ci sono più i tempi per l’affidamento diretto.
Fallito l’improvvido blitz dell’UDC e della destra, sta andando avanti l’iter della cosiddetta conferenza di servizio indetta dall’ATO tra i soggetti istituzionali e le gestioni presenti sul territorio. Ancora non si è capito, però, qual è l’obiettivo che con essa si vuole conseguire. L’impressione che si ricava è che più che all’affidamento diretto si stia lavorando per un “apparamento”, per un componimento dei diversi interessi in campo a prescindere dalla verifica della sussistenza dei requisiti di legge, in modo che ciascuno ottenga qualcosa. Gestione pubblica, ma via libera anche ai privati. Spuntano così soluzioni fantasiose, ma non si sa quanto perseguibili in base alla legge in vigore, quali il coordinamento delle gestioni esistenti o la costituzione di nuove società, col rischio di fare nuovi ed irreparabili guai. La battaglia per l’acqua pubblica, però, è tuttaltro che perduta. Essa è affidata ai cittadini che nella prossima primavera saranno chiamati a pronunciarsi sui referendum per i quali sono state raccolte un milione e mezzo di firme e che sono stati ammessi dalla Cassazione.
Per questo piuttosto che inseguire soluzioni affrettate e pasticciate conviene affidarsi al pronunciamento del popolo italiano.
Per questo serve una moratoria: se non si può garantire l’affidamento diretto all’unica società a capitale interamente pubblico che è l’Alto Calore, è meglio che si fermino le bocce e si aspetti l’esito dei referendum, con esplicito l’impegno dell’ ATO a non indire gare per la privatizzazione”.