Morte De Vito, il cordoglio della Confartigianato

La scomparsa del senatore Salverino De Vito lascia un profondo vuoto non solo nel campo politico istituzionale, ma anche nel campo dell’associazionismo sindacale irpino”. E’ quanto afferma il presidente della Confartigianato di Avellino, Ettore Mocella. “Pochi sanno – prosegue – che fu proprio il senatore De Vito, il fondatore dell’associazione sindacale artigiani irpini (Asai) , che poi sarebbe diventata l’attuale “Confartigianato”, nel lontano 20 ottobre del 1958, come ho ricordato appena dieci giorni fa, in un convegno. Modernissima la sua concezione dell’artigianato – che allora costituiva un ramo importante dell’economia – come un settore non solo economico, ma anche culturale, che aveva diritto ad una rilevanza maggiore nel panorama nazionale. Nell’ottica del senatore irpino, infatti, l’artigianato era portatore di valori umani e professionali che andavano incoraggiati e valorizzati, tra questi, una importanza primaria, assumeva lo stesso concetto di laboriosità, inteso come un tassello morale importante, soprattutto prima del cosiddetto boom economico.
Allora, infatti, intere famiglie si dedicavano ad attività artigianali o svolgevano attività limitrofe al mondo della micro imprenditoria. La visione di Salverino De Vito, sempre attenta al mondo artigianale, non si limitava a considerare il mondo della micro – imprenditoria come portatore di valori autentici, ma inglobava anche la cosiddetta “messa in sicurezza” dei lavoratori, da qui l’ideazione della previdenza e dell’assistenza medica, con la creazione della cassa mutua per l’assistenza artigiani (Cma).
Bisogna sottolineare, inoltre che, in un’ epoca in cui non esisteva un servizio sanitario unico nazionale, come poi è avvenuto, le casse mutue provinciali degli ordini e delle federazioni, assolvevano al delicato compito di erogare le prestazioni necessarie alle varie categorie di iscritti. Fu così che gli artigiani, precedentemente privi di ogni forma di assistenza, poterono godere dei benefici indispensabili per poter esercitare in tranquillità la loro attività. Ma la sua lungimirante visione non si fermò a questa opera di tutela, perché De Vito fu prima presidente della commissione provinciale per l’artigianato – che era allora il massimo organismo rappresentativo della categoria – per poi assumere la stessa presidenza regionale della commissione per l’artigianato, che conquistò grazie al suo riconosciuto prestigio in campo regionale.
La sua attività, inoltre, si concretizzò anche nella fitta rete di rapporti da lui sviluppati con i responsabili degli enti preposti allo sviluppo e alla valorizzazione dell’artigianato. La sua elezione a senatore, nel 1968, fu appoggiata dalla “Confartigianato”, che riconobbe, in tal modo, il suo ruolo positivo nella difesa e nell’espansione del settore. Nel corso del suo impegno parlamentare, De Vito si batté strenuamente a favore del mondo degli artigiani e della piccola industria – interrogazioni, proposte di leggi, emendamenti – furono il frutto di un’opera appassionata, durata decenni. Come la famosa legge 44, a sostegno dell’imprenditoria giovanile.
Nella sua visione, la difesa del mondo degli artigiani non fu mai un fatto corporativo, ma il doveroso sostegno ad una componente vitale del mondo economico nazionale. Questo il suo retaggio politico, che non era né corporativo né astratto, ma si fondava – conclude Mocella – su una visione concreta della realtà e dello stesso agire politico”.

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