Solofra: Rapinato in villa, parla la vittima |
Solofra: Rapinato in villa, parla la vittima
“Fort Apache. Non per un paragone irriverente con uno splendido film di Marco Risi e la terribile vicenda di Giancarlo Siani che racconta, ma perché quella notte, quella terribile notte è accaduto qualcosa di molto simile all’assalto ad un fortino o comunque all’azione di un commando criminale contro un obiettivo”. A parlare è il dottor Iesu vittima della rapina consumatasi ai suoi danni qualche settimana fa. “Da una parte le persone normali quelle che ogni giorno, tutti i giorni si alzano per fare qualcosa di buono per se e per gli altri, improvvisamente scaraventati dal sonno in un incubo senza confini fatto di urla, violenza, smarrimento, identità violate, incertezza per il futuro; dall’altro lato loro, fantasmi arrivati da chissà quale inferno che invadono, rubano, pretendono, digrignano i denti, lanciano pietre, mostrano i muscoli a difesa, in una paradossale reciprocità di ruoli, a difesa, di quello che stanno rubando ai primi, ai legittimi proprietari. In mezzo gli altri, coloro che hanno guardato senza vedere, ascoltato senza udire, coloro che hanno affondato il loro cervello nella palude dell’indifferenza. A costoro non si chiedeva un atto di eroismo, nessuno ne ha fatti del resto, si chiedeva semplicemente solidarietà magari una semplice anonima telefonata ai carabinieri o alle forze dell’ordine, un atto insomma, che attestasse in maniera concreta il loro dissenso rispetto a quel terribile atto criminale. E poi ancora una volta gli aggrediti smarriti, scalzi, in pigiama, seduti per terra sulle scale a mettere insieme i pezzi di una realtà privata sconvolta ed a chiedersi cosa succederà domani sera, la sera successiva ed ancora quella successiva. E tutto intorno, ancora, indifferenza, freddo, assenza. In questo panorama di infinita tristezza per le identità violate, per l’indifferenza degli altri, tristezza persino per il ragazzino assoldato nella banda degli assalitori e per il suo terribile futuro, unica nota positiva il sostegno, l’assistenza, l’efficienza, l’efficacia mostrata dalle forze dell’ordine nella persona dei carabinieri della stazione di Solofra e del loro comandante Giuseppe Friscuolo. Hanno fatto il loro dovere qualcuno potrebbe obiettare, ma la professionalità, la comprensione, l’umanità mostrata sanno di passione, di preparazione, di addestramento qualità queste non sempre riscontrabili. Come è andata a finire la vicenda, cosa pensano, cosa fanno, cosa sognano gli abitanti di quella casa non è importante….. Queste cose appartengono alla sfera di un privato che è giusto blindare. Ci piace pensare però che questa terribile eclatante vicenda possa spingere tutti noi verso il recupero del senso della comunità, del senso dello stare insieme, verso un pensiero diverso, verso una diversa considerazione degli altri, possa cioè aiutarci a vedere l’auto del vicino minacciata, la panchina pubblica divelta, il negozio sotto casa rapinato non come un problema degli altri ma come un problema della comunità nella quale si vive, possa cioè spingerci verso una solidarietà anticrimine che è un’arma potentissima perché agisce su due livelli minando cioè da un lato quel senso di impunità che rende più forte i malviventi, potenziando dall’altro le capacità investigative delle forze dell’ordine che, potete crederci, nella nostra comunità sono di prim’ordine>>.