Scibelli (NoiSud): “L’Italia riparta dal Sud del Paese”

“Il 150° anniversario dell’unità d’Italia sia occasione di confronto e momento di riflessione per rilanciare il sud del paese, sia momento per costruire proposte concrete, ad oggi non abbiamo nulla da festeggiare se non riflettere sulla difficoltà che hanno intere generazioni di inserirsi nel contesto socio-economico del sud – lo afferma Michele Scibelli, giovane esponente politico mercoglianese – “la verità non è mai una sola o almeno si tende a mostrare la parte che si intende evidenziare, si mostri anche l’altra faccia della medaglia e l’altra parte di verità che la storia non ha chiarito e che in molti hanno taciuto”. “Le mie convinzioni nascono da testimonianze di studiosi, scrittori e politici dell’epoca che palesano come il processo di unificazione mostra ombre sulle cose che furono e soprattutto su cosa era il sud; testimonianze a mio pare che meritano tutt’altra considerazione dalla storia”. “A tal proposito mi viene in mente uno dei più grandi rappresentanti del meridionalismo, Giustino Fortunato che nella “lettera a Pasquale Villari” nutriva le sue forti perplessità in merito al neonato Regno; lo storico e politico senza alcun giro di parole esprimeva il suo rammarico sottolineando che ” L’unità d’Italia è stata e sarà – ne ho fede invitta – la nostra redenzione morale. Ma è stata, purtroppo, la nostra rovina economica. Noi eravamo, il 1860, in floridissime condizioni per un risveglio economico, sano e profittevole. L’unità ci ha perduti. E come se questo non bastasse, è provato, contrariamente all’opinione di tutti, che lo Stato italiano profonde i suoi benefici finanziari nelle province settentrionali in misura ben maggiore che nelle meridionali”. “Nelle parole del Fortunato – continua Scibelli – è intrinseco il rammarico per uno Stato che già allora concentrava le sue energie al nord. Credo che la storia debba consegnare ai nostri giovani personaggi che fecero grande il sud, come Giordano Bruno, il Giustino Fortunato, Guido Dorso e Benedetto Croce. Perciò urge un risveglio delle nostre coscienze, ad oggi le nuovissime generazioni devono essere necessariamente messe al corrente dell’altra parte di storia che appare sconosciuta; se l’unità deve essere una convinzione di identità, i giovanissimi siano messi nelle condizioni di conoscere realmente le vicende del nostro sud e soprattutto chi eravamo”. E’ chiaro e ribadisco – conclude Scibelli – che non si vuole mettere in discussione l’essere italiani, ma ad oggi era doveroso riflettere su ciò che sarà la nostra terra e sulle prosettive future, non erano necessari convegni commemorativi ma proposte per rilanciare il mezzogiorno d’Italia che somiglia sempre meno al nord del paese.

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