“Se non ora quando?”, la nota del Centro Donna

AVELLINO – “Le donne sono comparse all’improvviso alla ribalta. Sul palco di piazza del Popolo e in centinaia città d’Italia, le donne non hanno avanzato richieste, ma con la loro presenza hanno reso visibile una concezione alternativa della politica”. E’ quanto si evince dalla nota emanata dal Centro Donna di Avellino. Come in un fuoco alchemico è stato necessario arrivare alla temperatura di incandescenza per fare apparire quello che nella riflessione e nella pratica delle donne è politica: relazione, comunicazione, cultura, arte, lavoro, invenzione, creazione, accudimento. Ma chi ha detto che le donne in questi anni sono state assenti? Le donne hanno approfittato dell’assenza dalla scena visibile del potere per accumulare pensiero e convinzioni, partendo dalla loro esperienza. Sono bastate poche donne: due registe, una scienziata della politica, due attrici e un appello, per fare scoccare la scintilla, partendo da un quesito: perché la politica non interroga finalmente la vita delle persone? Le donne sono accorse, fiumane inarrestabili, per dire la loro idea di politica. Politica che ha bisogno certo di regole, di leggi, ma anche della forza, della convinzione da parte di ognuno che là dove si è si costruisce polis – cittadinanza. Le donne in questi anni hanno fatto tesoro del pensiero politico di Hanna Arendt e Simone Weil, di Luce Irygaray e Luisa Muraro, Maria Zambrano. Esse hanno saputo in questi lunghi anni attraversare i territori della poesia e della psicoanalisi, della scienza e dell’arte, per dire quello che la politica statuale non sa dire, non vuole dire. Che ognuno, per sé, è centro irradiante di legami che reggono la società e non la fanno implodere. E la parola è ponte e legame fra noi. Dal palco è venuta l’allegria di chi finalmente è riuscita a dire la sua verità: non abbiamo molto da spartire con chi, ovunque, fa della politica azione di potere, costruzione che incatena, ma non sa comunicare se non obblighi e costrizioni, rassegnazione e sottomissione alle leggi della localizzazione imperante. La politica è sviluppo di capacità, messa a disposizione per tutti di occasioni, di opportunità, di istituzioni, per accrescere i nostri talenti e consentirci di esprimerli a vantaggio nostro e della comunità. La politica è crescita di soggettività. Possiamo ripensare radicalmente il vivere comune per far posto a una visione che non si basa solo su regole, norme, ma sulla arte socratica della maieutica, arte del far nascere e crescere, legando la politica alla vita. Legame che è andato perduto in questi anni di reality e finzioni mediatiche che hanno oscurato la vita vera, l’esperienza vitale soggettiva di tutte noi e di tutti noi. E allora devono circolare anche nella politica, parole come felicità, desideri, esperienza, democrazia reinventata, per inserirvi l’inatteso, quello che ancora può nascere e venire alla luce. Possiamo impadronirci del nostro tempo e della nostra esperienza per costruire, ognuno a partire da sé, un mondo in cui il lavoro non sia merce, ma come hanno fatto le donne in tutti i tempi, atto di amore e di accudimento. A partire da sé. Dal palco è venuta una rappresentazione plastica di un altro modo di intendere il vivere comune, la politica, nella consapevolezza che “le donne non cambieranno veramente la loro vita se non rompendo l’intero quadro che le rende subalterne” (A. Tourain). E’ per questo che il pensiero delle donne è pensiero per tutti.

SPOT