Dissesto idrogeologico, flash-mob al Rosario

AVELLINO – Legambiente ed Uds insieme in un flash-mob per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema del dissesto idrogeologico. I manifestanti si sono trovati davanti alla chiesa del Rosario. “C’erano una volta tre porcellini che vivevano felici e contenti al caldo delle loro case, erano sicuri che nulla avrebbe distrutto la loro armonia”. Esordisce così Raffaele Guarino fra gli organizzatori dell’appuntamento. “Un giorno, però, arrivò nel paese un lupo il quale notò i tre porcellini e decisi di andare a far visita al primo di essi nella sua casuccia fatta di paglia. Soffiando più forte che poteva riuscì a sradicare la umile dimora del porcellino. Questo, spaurito, corse e trovò rifugio nella casetta di legno del fratellino. La belva famelica irata dall’insuccesso si recò anch’egli dal secondo porcellino. Utilizzando nuovamente il vittorioso piano d’attacco riuscì a distruggere anche la casa di legno. I due porcellini, oramai disperati, si aggrapparono alla loro ultima speranza. Giunti nella roccaforte fatta di mattoni del terzo fratello si sentivano al sicuri, protetti da qualsiasi attacco. Difatti il lupo, dopo vani tentativi, desiste e abbandona l’impresa. Morale della favola: la casa con i mattoni è sicura. Ne siamo ancora convinti? In un paese, quale il nostro, ad alto rischio sismico ed idrogeologico, ci sentiamo realmente al sicuro al caldo delle nostre case? Rappresentano esse per noi un sicuro riparo o sono regredite a delle fragili strutture di paglia? Si, sono di mattoni ma sono costruite sul fango. Il nostro lupo fa ben più paura dei quello delle favole, il nostro lupo è alimentato quotidianamente da noi stessi, lo sfamiamo sempre di più pur sapendo che esso, una volta sazio, ci attaccherà e in quel momento non avremo la casa di mattoni in cui scappare, non ci sarà un lieto fine. Viviamo ogni giorno in bilico come la casa di paglia sperando che non arrivi quel soffio più forte degli altri che ci spazzerà via, speriamo che quel lupo desista autonomamente. Continuando a deviare il corso dei fiumi, continuando a disboscare, continuando a disinteressarci dell’ambiente non facciamo altro che alimentarlo. Il pericolo di cui parlo non possiamo più sentirlo lontano, esso incombe sulle nostre teste; il lupo è alle nostre spalle e ci fa sentire il suo fiato sul collo. Ecco il perché del nostro gesto, del nostro scendere in piazza, del nostro flash-mob, non vogliamo dire guardateci ma guardate il cielo, guardatevi intorno, guardate cosa sta succedendo nel nostro paese, guardatevi e interrogatevi, chiedetevi quanto state facendo per evitare tutto ciò. Noi diciamo basta, abbiamo smesso di sfamare quella belva, stiamo cercando in tutti i modi a farvi desistere dal farlo, vogliamo invertire la tendenza, ma sappiamo che se ciò non accade quando arriverà l’ineluttabile fatidico momento noi non resteremo incolumi solo per le nostre intenzioni. I giovani cambiano il clima che cambia, ma per farlo dobbiamo cambiare prima noi, noi giovani, cambiare quella mentalità stantia che troppe volte è stata utilizzata, quella mentalità votata al profitto, allo spirito individualista al menefreghismo più assoluto. Gridiamo che il fango ci dissesta, ci rende instabili, ci rende vulnerabili, ancora più precari. Riscriviamo quella favola modifichiamola, mutiamo il finale, facciamolo insieme. C’era una volta il problema del clima, ma per fortuna l’abbiamo risolto. Morale della favola: il lupo può essere domato”.

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