Acs, Caso e Dello Russo: perchè non si chiede controllo società?

AVELLINO – “La società ACS ha ormai due anni di vita, non sono tanti, ma sono più che sufficienti per dimostrare l’importanza e la validità di quella che fu una decisione politica sofferta”. E’ quanto affermano in una nota Michele Caso, segreteria confederale Uil e Mario Dello Russo, segretario provinciale Uil-Tucs. “Non bisogna dimenticare che nel 2007, – proseguono – come sindacato abbiamo fortemente voluto la nascita della società e per sostenere la nostra idea ci siamo scontrati con l a stessa amministrazione comunale, sempre guidata dal sindaco Galasso. Scontro durato oltre tre mesi che ha rischiato di creare una crisi politica, con le dimissioni degli amministratori.
In quel periodo, quasi tutto il sistema politico era convinto che si trattasse di un capriccio sindacale, una di quelle rivendicazioni fatte da chi voleva il posto e non il lavoro, da chi privilegiava l’assistenzialismo e non l’efficienza. In quel lungo lasso di tempo, senza esclusione di colpi, abbiamo faticato non poco per dimostrare che la nostra non era una rivendicazione di comodo, ma rappresentava una sfida completamente nuova per la politica, dove l’economicità, l’efficienza, la funzionalità rappresentavano i punti di forza.
Ed eravamo tanto conviti di stare dalla parte della ragione che siamo stati disponibili a scommetterci il nostro futuro : il posto di lavoro di 45 persone. In quella prima fase non siamo stati ascoltati, ma la forza delle motivazioni e una rinnovata sensibilità del quadro politico, hanno permesso di far nascere e decollare, solo nel 2009, l’attuale oggetto del desiderio: l’ACS.
I dati dell’ ACS parlano in modo chiaro ed inequivocabile: quarantacinque dipendenti motivati. Cosa non da poco per una struttura pubblica dove spesso la frustrazione annienta la dignità e gli stimoli giusti. Un bilancio in attivo, una servizio per la città che non e fatto di sanzioni e repressione, ma di sensibilizzazione e di senso civico. Avevamo perfettamente ragione, ci troviamo di fronte ad una società sana, efficiente, con i conti a posti e funzionante.
Purtroppo oggi come allora stiamo assistendo ad un dibattito politico per alcuni versi forviante e che riteniamo pericoloso. Perché si cerca di accampare giustificazioni, affinchè la partitocrazia possa mettere le mani direttamente sulla gestione di una società, che solo ora tutti ritengono importante. Non serve dire che i costi restano gli stessi, in quanto l’attuale compenso dell’amministratore, sarebbe poi necessario e sufficiente a coprire i costi dell’eventuale consiglio di amministrazione. In questo modo si omette volutamente il vero problema, che non sono i costi ma la gestione, che è cosa ancora più delicata. Ora come allora siamo convinti, che per questo tipo di società la figura dell’amministratore unico resta la forma migliore per ottemperare e realizzare gli indirizzi e gli obiettivi decisi dell’amministrazione comunale. Una cosa mi sembra invece giusta, quando si pone al dibattito il problema del controllo. Cosa utile e doverosa da parte dell’amministrazione comunale e, soprattutto, necessaria alla stessa società per mantenere alta una gestione di qualità e di efficienza. Non ci sembra invece affatto opportuno che evocando il concetto di controllo della società, si mettano invece le mani sulla gestione diretta e strutturale.
Allora viene spontanea la domanda: se non ci sono secondi fini, ed il consiglio comunale chiede un giusto e sacrosanto controllo dell’ACS, perché complicare le cose e non chiedere semplicemente di effettuare il controllo analogo nella forma che si ritiene più opportuna?”.

SPOT