Uil: opere ferme al palo, la Ue presto ritirerà i fondi

AVELLINO – Dal V° monitoraggio della Uil sui fondi strutturali europei, aggiornato al 31 Dicembre 2010, si evince una situazione che definire allarmante è poco, soprattutto nel Mezzogiorno ma, che non risparmia alcune aree del Centro Nord, con un livello di spesa effettiva al 12,1% ed un livello di impegni abbastanza modesto (22,7%), con oltre di 9,8 miliardi di euro ancora da spendere da qui alla fine dell’anno, di cui 7,8 miliardi di euro nel Mezzogiorno, per evitare il disimpegno automatico delle risorse. Al 31 Dicembre 2010 lo stato di avanzamento del Quadro Strategico Nazionale 2007-2013, presenta, su un totale di 59,4 miliardi di euro (tra Fondi Comunitari e cofinanziamento nazionale), un livello di spesa al 12,2% (7,2 Miliardi di euro), mentre gli impegni sono al 22,7% (13,5 miliardi di euro). Nel Mezzogiorno, tra Programmi regionali, interregionali e nazionali (POR, POIN e PON), su un totale di 47 miliardi di euro, la spesa effettiva è al 10,2% (4,8 miliardi di euro), mentre gli impegni sono al 19% (8,9 miliardi di euro). In particolare, per quanto riguarda la programmazione delle 8 Regioni del Sud la spesa relativa ai 31,5 miliardi di euro è all’8,8% e gli impegni sono al 15,5%; va solo un po’ meglio la spesa affidata alle Amministrazioni centrali dello Stato dove gli impegni ammontano al 26,1% del totale del periodo (15,5 miliardi di euro), e la spesa certificata è al 12,9%. Più precisamente, nel Sud, su una massa spendibile nel periodo 2007-2010 di 26,6 miliardi di euro, la spesa effettiva, è ferma la 17,9% e gli impegni al 33,4%. La fotografia scattata dai numeri, seppur freddi, indica una situazione che, nonostante i proclami e gli appelli, anche questo ciclo di programmazione rischia di essere l’ennesima occasione perduta per lo sviluppo delle aree più deboli del Paese.
Cosa ancora più preoccupante è che, se grazie alla revisione dei regolamenti europei inerenti i meccanismi per evitare i disimpegni automatici delle risorse, il rischio della ‘restituzione’ fino adesso è stato evitato, ora che ci avviciniamo alla scadenza di fine anno per la rendicontazione all’Europa, esiste concretamente il rischio di perdere le risorse. Infatti, secondo i dati del Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica (DPS), a Dicembre 2011, occorre certificare, alla Commissione Europea, un’ulteriore spesa dei Fondi Strutturali, tra FSE e FESR, di 9,8 miliardi di euro, di cui 7,8 miliardi di euro nel Mezzogiorno. Ciò significa che nei prossimi mesi bisogna spendere risorse pari al 137,9% in più di quanto speso finora nei 4 anni precedenti, percentuale questa che cresce al 163,4% nel Mezzogiorno. Spicca in negativo, nel Sud, in questo quadro desolante, la ‘performance’ della Campania dove la spesa al 2010 è ferma al 6% (477 milioni di euro su un totale di 7,9 miliardi di euro tra FSE e FESR), con un crono programma di spesa per fine anno di 1,3 miliardi di euro per evitare il disimpegno automatico delle risorse (più 263,4% di quanto speso finora).
Da allarme rosso la situazione in Campania e Sicilia anche per il FSE che è fermo ad una spesa rispettivamente al 2,4% e al 3,7% del totale del contributo e dovranno, nel 2011, spendere rispettivamente 123,2 milioni di euro e 225,6 milioni di euro Sempre critica la situazione in Campania anche rispetto al FESR che è fermo ad una spesa del 6,6% che significa che nel 2011 per evitare di perdere risorse dovrà certificare spese pari a 1,1 miliardi di euro (più 251,6% rispetto alla spesa a tutto il 2010).
“L’attuale contesto economico e finanziario – ha commentato il segretario generale della UILl di Avellino Franco De Feo – contrassegnato da una situazione nazionale e internazionale alquanto difficile, impone scelte che mirino sì al contenimento della spesa pubblica, in un ottica di riduzione del debito ma, al contempo impongono politiche che non deprimano la lenta ripresa economica in atto. In questo contesto le politiche regionali giocano un ruolo decisivo per incidere in modo determinante sullo sviluppo economico. Da questo punto di vista una buona programmazione dei Fondi Strutturali Europei, integrata con la programmazione delle risorse ordinarie, contribuirebbe in modo significativo a ridurre non solo il divario fra il Sud ed il resto del Paese, ma anche a ridare ‘ossigeno’ a tutto il nostro sistema produttivo ed attivare concretamente la crescita produttiva ed occupazionale. I dati desolanti forniti dal monitoraggio, soprattutto per la Regione Campania, avvalora l’allarme lanciato dalla UIL da tre anni a questa parte, quando sostenevamo che, nonostante i proclami, le buone intenzioni, l’impressione era che ci stavamo incamminando esattamente verso tutti quegli aspetti negativi che hanno caratterizzato l’utilizzo dei Fondi Europei nel recente passato. Infatti, ci si è cullati per troppo tempo sul fatto che, l’allentamento dei parametri di spesa, previsti dei Regolamenti Europei, concedevano più tempo per evitare i disimpegni automatici delle risorse, anziché utilizzare tale opportunità per riprogrammare gli interventi. Ed ecco che, soltanto adesso, con l’avvicinarsi della prima scadenza imposta dalla Commissione Europea si corre ai ripari con provvedimenti di accelerazione della spesa che, se da un lato assicurano possibili perdite di risorse, dall’altro rischiano di mettere in ‘secondo piano’ la qualità della spesa. Inoltre, inefficienze a parte, non bisogna dimenticare, ciò vale soprattutto per il Mezzogiorno, che in questi anni spesso i Fondi Europei hanno sostituito le risorse ordinarie facendo perdere efficacia alla spesa destinata alla coesione. Così come occorre dire che l’inclusione nel Patto di Stabilità Interno, della parte di cofinanziamento nazionale dei Fondi Europei, non agevola per nulla la spesa di tali risorse. Ribadiamo la necessità di concentrare gli sforzi sulla semplificazione burocratica, concentrare le risorse su pochi ma reali obiettivi e, soprattutto, sul lavoro, attraverso un sostanzioso credito di imposta da destinare alla buona occupazione. Su questo punto si potrebbero concentrare molte delle risorse da spendere da qui alla fine dell’anno, così come destinarne una buona parte al sistema infrastrutturale materiale ed immateriale nel Paese ed alla realizzazione di progetti cantierabili per attivare, tramite il settore dell’edilizia, la ripresa dell’economia. E’ su questi, ed altri pochi punti, che la UIL è pronta a confrontarsi con tutte le forze politiche e sociali per il rilancio economico della regione Campania e quindi della provincia di Avellino”.

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